LIBRO V NDECIMO. 439 quelle dell'ingrato amico, Perciò e [sere il tor(i dal Rè,vn conuertirjì il foflegnoin i/pinta al precipitio,ed il congiugner fi con Cefare, vn rimetter fi liberi nelle fue mani non efsendo l'vnione dell'inferiore col più potente , che vna libertà rapinata,per non dir perduta. Sciolto dalla Trancia \ non più in timore'della República *, Roma , Milano, Firenze, & ogn altro Prencipe d'Italia, dipendentefuo, finalmente faluifi chi può, eh1 egli non fia l’arbitro della fchiauitù di tutti. Ma Georgio Cornaro , Senatore di non minor’energia, e confumato del paritrà le militari, e politiche facende, difíe opponendoli. Non poterpretendere mancanza in altri colui, che già manca à [e in mede fimo-, nè poter dolerfene fenza che ogni fuo lamento non gli fi can- contrario gi in accufa. Attefefi lungamente dalla República l'armi di Fran- cornali19 eia in Italia, non pi ù re fi arie tempo, che di riceuer prima nel proprio feno quelle de' nemici. E fière¡tati gl'impulfi, e ipricqhiàquel Rè, altrettanto ardenti, quanto egli tepido . Sia pervenuto il fuo ritardo da impojsibilità, ò negligenza , nulla valere le cagioni, ancorché gin-fi e , à fanare gli effetti da efseprocedutipefsimi. Per voler la Patria tener fi ad vn filo vano di fempre vuote promefse, già ritrouarfi in grandi anfratti. Biafimeuole non poter'à lei mai efser e il procurar di fòt trarfene ; ma douerft aferiuerebensì àgran merito fuo,di non ha-uer obbedito molto prima alle fue necefsitàx Se continoudfse nemica a Cefare, ilqualegià può dir fi,ò per dominio di Statico per elettione de' Prencipi, regnante in Italia, eccolo Imperator', e Rè di Spagna à rap-prefentar'in vn nuouo Congreffo di C ambray,Ma[fimiliano ,e Ferdinando ridotti ambidue in lui [oloyAnzi di loro molto più dirò tremendo , quanto eglino efjendo in due ,poteuano par'vn giorno fipararfi, e dtuenir nemicij ciò , eh'è impoffibile efsere¡chedi fefìefsoda fe flef-jo giamm ft4ccedi. Per de(criuerfi appieno quella deplorabilefeena, mancar ,è vero, Giulio Pontefice, e Luigi Rè di Francia. Ma fe non ritr ouar uifi Giulio, efserui ^driano ,ilquale,ancorché di quieto gemo,ben (aperfi, quanto da Cefareafsolutamente dipende ; E fe non potere il Rè Francefco, come il fuo predece[sore ,in qualità di nemico inter uenirui, non potendo nè anco per le anguflie fue [occorrerci, nulla valere l'amicitia, quando nullagioua. F igurifi dunque Carlo in Cambraj per li tre Potentati di allora filo à feneggiarui; di e [fi più confidente ,[i ponderi, quanto è infeparabile da fe me de fimo, douer-felonoi procurar'amico, fe già inulta, Je già.priega la nojlra ami-citia , e fe già noi non potemo torfi dagl'imminenti pericoli, fe non facendoci difenfore di oppugnatore il fuo gran braccio. Preualie quella opinione in Senato, nè diuerfamente far potea-fi > fe non quando hauefle più premuto vna fodisfattione vana del Rè di Francia, che vna fouraltante ruina alla combattuta Patriai Nac-