76 DE FATTI VENETI guerra l’alterigia, e I fatto di Maifimiliano. AI Rè di Spagna, per terzo, il prefe di portare l'eshibitione delle Terre, e Porti di Puglia per la fola via dell’Ambafciatore fuo, qui per anco Re-fidente ; non iftimatafi neceifaria vna efpreila fpeditione à quella Corte , Ma intanto, che qui il vería tra le Confuí-te, e i decreti, e che chiamato Io Spagnuolo nel Collegio, egli, fenza roifore di hauere tante volte efpreifa, ed afficura-ta nel medeiìmo luogo l’amicitia , e l’Alleanza coftantiffima Ù%bfa; del fuo Rè con la República, rifponde rigorofamente all’ofììcio, gitalo fi U- licentiandofidairAmbafceria, eda Venetia; e che il Minittro *Zmbadf?f del Duca di Ferrara parimente pratica lo fteffo, ecco giugnere fa anca altri funeittifimi auuifi dal Canapo. Che il Rè Luigi, piùfempre íueíio °di riuerito, ed incenfato da’ Popoli 3 giàvin^cea fenza combattere, henar** n¿ fparger fangue. Che tutti i Luoghi iì raifegnauanovolontari; alle fùe bandiere. Che tal’vno, per meglio coltiuar la Twffi iluo- gratia, eia beneuolenza reale, non folo fi contentaua di dargli!!, ü¿aWf^magIiconiegnaua etiandio cattiui nelle manii publici Rapprendi t ra Untanti. Che battuta vn folo giorno la Città di Bergomo, gli fi yAnco,Ber- eraanch’ella vilmente refà, con la prigionia di Marino Georgio, ^Marinoe Pretore, Che Brelcia, per opera principale del Conte Giouan-fiigfow, n* Franceico da Gambara, Capo della fàttione Ghibellina, ha-fufa dii1"uea r^cu^at:o di riceuerui dentro il Campo Venetiano,ancora che SmF queiProueditorì, fpecìalmente orando Andrea Gritti, rame-nioraife ad eifo, & agli altri Cittadini con patetico, ed efficace officio, le benemerenze, e le glorie in altri tempi di quella loro Città; l'amore, con cui la República haueuala prediletamente abbracciata, e maternamente protetta,e affittita ; el’infolenza, eia fuperbia, cheinfeparabile da chi vince, douea ineuitabilmen-te altre!! patire dal vincitore Francete,Prenripe nuouo,Forettie-ro, Oltramontano, ed in confèquenza non dominato, che dall-intereilè, e priuo di qualunque paterno affetto, e pietà. Yditeiì dal Senato quefte rouine fopra rouine, atte à fconuogliere, ed à far traballare li più forti Cardini, non più temè del folo eccidio dì Terra ferma. Temè> che prorompeffero i nemici à guifa di vn fiume, quando gonfio, e tumido, abbattuto vn'argine, non lafcia neanche! luoghi lontaniflcurì dali’impetuofe inondationì fue. Tvamdir Coriè prouidoà rendere più tempre incontrattabile dalle furie Sii” quatta ittefìà Dominante. Decretò, che la fi doueife toflo armare, e prouederedi munì tìonì , e di biade in copia ; non tanto per opportuna, e ben consigliata preuentione contra tutti gli accidenti, che per conferuare in buon cuore il Po polo, già molto intimorii oà tanti pericoli, e più acutamente tormentato ancora dalle rigo- rofe