220 DE FATTI VENETI glia, nè fi fecero per vngran pezzo conofcere pentiti. Ma nel mezzo alle fiamme non ve refiftenza. La maggior prodezza, che facettero in quell ardente conflitto fouerchiamente cir-cbe rt fìi conduci da’nemici, fu dì non elfere fuenati tutti foprail Cam- ihgràpjr. te d UlPd to . E replica-lamente a Soaue. curi credutiti, ritiraro ufi finalmente in Elle. Queftinuoui acci-HHirMdofi denti più non lafciarono fperanza di pace con Cefàre. Ritornò n retíame alla PatriarAmbafciaiore Giuitinianir ed entrò il Senato in va £ r'J/mba- gran timore, che,già rimafti Padroni de!la Campagna i nemici, o'hlKan potettero rapidamente feorrere, e prefentarfi fotto Padoua ad ritorna i». vn nuouo attacco. Perche anco fi haueffe occafione di dubitare di Treuigi,capitòvn’auuifo^hegiàfoife Cefarecon groife truppe nell’ Alpi, per calare nel Friuli, onde iìconuenne penfare in vnfolotempoà due importantittime prouificni- Quanto àPadoua , fi feriífe a i Proueditori,. già pattati in Ette, che vi fi con* TnSlTJ. ducettero fubito con tutto l’efercito, e fi mandarono venti di quetti Patriti; con dieci Fanti à loro fpefe per ciafcheduno . AI-f m Tre dettanti fé ne inuiajrono in Tireuigi con tutte lemilitie, potuteti «í¿. re' in que momenti raccogliere; Andouui in qualità di Prouedito-oZd^o re, Gio; Paolo Gradenigo ; e per aflictrrarfi-, che alcuni Molini vrouedno fopra il fiume Sile ,non ventífero* diftrutti da’nemici, s’inuiaro-no ventiquattro barche r ripiene d’huomini armati, feeltida Torcello, e da Murano in guardia. Prouedutefi amendue le dette Città, ancodimunitionida viuere, e da guerra in abbondan-‘ za, deliberottivna celere raccolta dal proprio Stato dicinque-SStuei Soldati à piedi, per dittribuirtilà doue altri bifogni hauette-lu ìtatQ, l'O potuto alla giornata premere. Ma più che le diligenze, edi preparamenti eran grandi,più fpauentauano i pericoli imminenti i Popoli ; fpecialmente la pouera gente in Carnpagnaefpotta vedendofi negli aperti alberghi, corfe tutta nelle due predette Città > nè meno quiui vna gran parte ficura ftimatafi, venne qui àfaluarfi nella Dominante. Aumentò più ancora Finualfo timore vnavocediuolgatatir purtroppo veray che> dopo ritiratoti l’efèrcito daLonigo, hauettero! nemici occupato il Luogo; che vTtZprl giàdiuenuta Vicenza feena miferabile de’vincitori,fotte lata co’ fed^Tt* Villaggi intorno, iniquamente mandata à ferro , e fuoco ; eche de-eh' v impauriti à tanti incendiali due Rapprefentantidi Bafciano, e d’ Afolo, haueffero abbandonate quelle Terre , ed anfiofamente fnfrfmP *n ^reuigi ricoueratifi , La gente mandataui indifefa ; l’altra in reu:*' copia tutta tremante concorfaui, moltiplicaua infinitamente il nu- po. vene rimale vna buona parte; ciucento v^aualli caaerono prigioni,e gli altri velocemente fuggirono à Soaue. Quiui giunti appena,furono àforpenderlinuouamentei vincitori ; ed etti, rileuatoui vn fecondo colpo, corfero àLonigo,nè meno quiui fi-- /