?4o DE’ FATTI VENETI con le fue poche forze di prenderla, fi fofpefefopra il piede; egià, che vide di non poter più confeguir l’oggetto principale,pensò almeno di foccorrereSauona, che appunto allora i Genouefi bat-teuano alle ftrette, fpignendoui feicento Fanti. Ma ne anche ciò gli venne fatto di ottenere . Cintala trouarono da così forti trincee, e tutti li podi d’intorno cotanto occupati, che ritornarono indietro, ond'ei hauendogià terminate le fue £icende,e vedendo-ritnrn fi più fempre diminuito di militie, ritorfeil cammino, & andò à m YS* metterfi dentro ad A Mandria, Allontanato fi appena, Sauona fandna. fi arrefe a* Qenouefi> e’I Triultio, già veduto difperato il cafo di eifer più foccorfo, fece il medefimodi fe lteifo, e del Cartello, Sauona. fi che fù, come pietra ièmpre efperimentata di fcandalo, da’fonda-olZtfif menti /piantato. Applicatifi pofcia il Doria, e gli altri principali *7 01cnnu ^ formarli Gouerno, procurarono toglierlo dal numero Popola Gtnoul lare vniueriale . Riftrinfero i maneggi in poche delle più bene-ìSuZnT ftanti famiglie, e nuoui Magiftrati iniìituirono . Ria/Tu nta,c’heb-di Gouet' bero la libertà, bramarono anche di conferuarfela . Benche pari, che nel debole vnafoitenuta indifferenza ila vna flia riferuata feruitù, vinca de’Potenti, che fi voglia, eglino la deliberarono nondimeno, e fcelfero laRepublica per buon mezzo preffo al Rèdi Francia,acciòchejdepofto lo fdegno,fi compiacerti àquel-Ja Iororifolutionediacconfentire. Haueali, per dire il vero,il vSenato, efortati in altri tempi alla medefima neutralità, con oggetto della loro quiete,e dell’vniuerfale d’Italia ; Ma ora non potè continouare nel medefimo configlio. Si trouaua la Republica troppo vnita col Rè di Francia, ed erano troppo diuenuticaufa propria fua gli aggrauij, che contra di loro egli pretendeua, per pregarlo, che aisentirtead vna cofatantoà lui fpiaceuole, ed inconferente. In vece per ciò di fodisfar’i Genouefi de’richiefti officij,efficacementeefortolH nuouamenteà gittargliiìnel feno, iv per racquiftarne il patrocinio. Intanto trasferitoli San Polo in Aleffandria,dopofermatóuifi qualche giorno,pafsò àSenazara, mentTdi doue abboccàflì col Duca d’Vrbino, che vi sera condotto anch’ San Volo > egfidaPauiaper loftertò effetto, furono le loro confulte affai Vei&ra- graui. AllettaualiaH’Imprefa di Milano le debolezze, i tumulti, ledifperationi, che v’eran dentro, Antonio da Leua indifpofto; nè alcun’altro in fua vece fufhcien te,per ordinare, nè difpofitio-ne in alcuno, per obbedire. All’incontro li difanìmauano le loro proprie languidezze. Ponderauano,che, per prendere Milano, ancorché debole, e fcarfo di prefidio, e con le dette confusioni dentro , non fi poteua però farlo ,fe non con gran forze. Il Senato,ftando lungi,e deliberando, come folito,con minor riflef-foa* pericoli, eccitauali in ogni modo à farlo; Ma lefperienza