LIBRO DEC1MOQVARTO, tfi fece sbarcar a Sauona mille Caualli, e otto mila Fanti, perche introdottili nel Milaneiè fi vniflèro al Leua; e con ordine, che foiTe preparato àfelteifoJ’alloggiamento in Piacenza . Furono le fue publicate dichiarationi, di non elfere colà capitato con penfieri di guerra,né di pregiudicar a nelfuno, ma folo per acquetare l’Italia, ed i fuoi Prencipi in concordia, e in pace. Tuttauolta l’vnio-ne, e la forza di tante armi, non accreditavano le fue voci per fin-cere. Troppo era il numero delle genti, che gli fi andauano con- ( tando. Dodici mila Fanti hauea feco il Leua in Milano. II Pren- con gran ciped’Qranges , toltoli dal RegnodiNapoIi, sera trasferito à f* Spoleti, con altre fette mila trà Spagnuoli, & Alemanni. Dieci mila , &vn buon numero di Caualli Borgognoni, già principia-uanodal Tirolo, eda Trento à filar’, & àdifcendere nel Verone-fe j onde trà quelle militie, e trà quelle, che fi poteuano loro com-putar’aggiunte della Chiefa , per la già concordata colleganza r calcolauafivn’efFettiuo corpo di quaranta mila foldati. Hebbero gran ragione la Republica , e tutti gl'altri Prencipi Italiani di al- Timori tamente pauentarne . Se haueano cotanto temuto Cefare Ionta- dc^Jen' no, quanto più Io doueano temer prelènte? Se le forze fue già in Italia, benche minori, haueano tanto, e tanto preualfo, e vinto, quanto più adunate in numero, non più da molto tempo fotto vn folo Stendardo vedutoui ? Se col potere oppollo del Pontefice, e del Rè di Francia, non era fiato poflìbile d’impedirlo,come fi po-teua allora fperar di farlo , chefèco vnitafi la Santità Sua, ed in procinto parimente lo fletto Rè Chriitianiflìmo di vniriegli,non gli reftaua più oftacolo alla Monarchia?Terribili glieferciti, ec-cefliua non meno la di lui fortuna, cadde affatto ogni lufinghiera confidenza. Mentre però, che tutti fi riltrigneuano trà le loro proprie an-guftie, prefe occafione il Pontefice di allargarli nel conièguimen-to de’ già fuoi determinati difegni, e di raccogliere il frutto della congiuntione fua,con Cefare ftabilita. Fù Ibpprelfione della Cit-r/^.. tà di Firenze la principale * eia prima, non meno per affettorigi- P do di vendetta , che per quello altrettanto tenero, e dolce, di ri- "eafirtnì metter colà dentro nell’alto pollo la Caia , edi Parenti. Immediate, che intefe Carlo arriuato à Genoua , mandò à prefèntar-glifi tre Cardinali, de' primi, per ièguitarlo in ogni fuo viaggio . I Fiorentini, preueduto il loro gran bifogno, glifpiccarono Am-bafciatorianch’elli. Ma fe fù il medefimo l’oggetto di quella fpe- & ditione nell’vno, e negli altri, fe ne vide differente Paccoglimen-to,e la llima. Vennero i Cardinali cortelèmentee, venerabilmé- un^urT te abbracciati dall’imperatore; no già così furono gli Ambafcia- 'Ambafcia* tori Fiorentini,beche nel progreflò delle loro efpofitioni fi afiati-ton' Bbbb calìe-