LIBRO VNDECIMO. 45? tarne più gloriofo il titolo , folleuando da vna tanta depreffione la Chriftianità,e fopra tutto pregò di vna Cattolica generai vnio-ne , per mortificar l’orgoglio dell’empio Ottomano . Quelle et-¿caci inftanze del Papa alla pace non repugnauano punto all’Al- dei Papa leanza della Republica col Rè di Francia ; anzi che tendeano più £f/cS°»" tofto, che à fepararladalui ,à maggiormente congiugnerla, col fi-legame aggiuntoui di tutti gl’altri. Tuttauolta bramofo il Senato di reggerfi intutto con lafodisfattionedi quella Maeftà, differì à deliberare ; Rapprefentollegl’impulfi del Pontefice ; ecci-tolla à preftarui anch’ella pel ben comune l’orecchio; ed in ogni calo » che ne bauefle hauuta renitenza, non reftò di aggiugnerle, ai i\j di che faceiTeauanzare oramai gl’eferciti di quà da’Monti, onde non 1 volendofi la pace,fi faceife la guerra almeno.Ciò non oftante con-tinuaua il Rè nelle fue lunghezze,e negligenze,ed all’incontroCe- che ruiu fare nulla ceftaua de’fol iti offici;, per guadagnare il Senato. Final- yj£ wno' mente fi anguftiarono Iecofeàfegno , che il differire ancora à ri-foluerfi , non più poteua giouar’allaFrancia, ma ben rinuerfare fopra la deftituta Republica tutte le ruine. Fù coftretta à non più negare di afcoltarl’ Adorno, e gli altri Miniftri, edeftinouui vn Congreftò di tre Senatori,vno per ogn ordine del Coilegio.Prin- Trjttjti cipiatifi li trattati , due durezze inforfero . La prima , fopra lo concefarr., Terre, eh erano già fi ate prefe in guerra dagli vni , e dagli altri, S/ìSÌ»? pretédendol’AdornOjche ciafcheduno continuaffe nel dominio dell’allora poftedute, e volendo li Deputati Veneti, che fidouef-fero reftituire . Vertì la feconda , fopra la difèfa del Ducato di Milano, e del Regno di Napoli, amendue porgendo mot iuo alla Republica di grauiflìmi rifteffi . Per quella di Milano, hauea ella adem piuti tutti gl’obIighi,già pattuiti col Rè di Francia. Glie- lo hauea difefo, quando pofTedeualo;haueagli affittito,dapoi perduto, per ricuperarlo-, e fe la Maeftà Sua fe l’era pofeia quafi feor-dato,non poteua d’altri aggrauarfi,che di fe medefima . Prouaua nodimeno ilSenato gran fatica à deliberarfi in còtrario di ciòcche haueuafino àquell’hora foftenuto per quella Corona à qualunque prezzo,e pericolo. L’altra di Napoli poi non era meno confi-derabile, per gli fteffi rifpetti della Francia ; e per quello ,che in oltre gl’imperiali ricercauano. Voleano,che nobligaiTe il Sena^ toà difendere quel Regno , etiandio contra l’Ottomano, à cui andato in quell’iftefTo tempo Pietro Zeno Ambafciatore , ve-, nia trattato con ogni termine di amicitia, e ftima. Mentre nego-tiauafi con ta!i|difficoltà, iopraggiunfe à Venetia con altre mag* m^mì, giori vn’Ambafciatore di Ferdinando, fratello di Cefare, ed Ar- ^¡¡¡¡¡£ ciduca allora d’Auftria . Entrato nuouo in quel dominio , feczdSliltt* rapprefentare al Senato, che, viuendo per anco molte differenze Unand"' Iii 2 eoa