$8 DE FATTI VENETI informa di vna mezza luna, dentro à cui vi potea capire qua-z lunque efercito, nafcolto, ed al coperto per le denfe piante, che circondauanlo, e diffidl'era da efpugnarfi per l’acque, chefcor-reanui, e lo muniano fortemente intorno. Di qua dal Fiume, foli tré miglia in diltanza, & in lito molto alto, e trincerato, 11 jjeferdto fermaua, accampatoui, l’efercito della Republica, diretto dalli reullica% due Capitani principali, Pitigliano, eAluiano; da molti altri # miglia dii fubordinati di lòmmo grido, e confitente in fei mila grolfi Ca-^uà dall*, ualli; quattromila Leggieri, e Stradi otti, e trentatre mila folda-^dda, tj ^ piedi, parte pagati, e tratti dal liore di tutta l’Italia, e parte leuati dall’ordinanze, ò Cernide del proprio Stato; numero confi fu0 nu- fiderabile, ma che però non trouaualì per anco ridotto à tutto il mrQ‘ corpo intero, che doueua elfere. Gli mancaua Lutio di Bologna, e Fra Leonardo di Puglia, con le loro Compagnie di Caualleria leggiera ; Molti Stracotti, ch’erano giunti in que’ giorni fopra quelli liti, e non ancora partitiui > Alcune militie, chela Città di Brefcia , del corpo già ÌÌ°'imro\eshibito , ftauano di momenti, perandarui,ededue Prouedito-ri, non v era il Cornaro, che, alsalito mortalmente da mal di pietra , haueua conuenuto vicire dall’efercito, e ritirarli alla quiete , ed alla cura necelsaria della propria vita . Intimorii!! f.remìe « Luigi»quando arriuato à Calsiano, fu fatto certo da molte fpie mattili^, fa va tanto efercito adunato Veneto. Vfcì à parlarne, & à marauigliarfene coTuoi Capitani. Difse, che non haurebbe creduto mai, che folle la Republica Prencipedi lì gran potere, e ab-baiTolTi à tanto, che lamentandoli di Mnlfirniliano, e degli altri Frencipi Confederati, perche non molfili ancora, hauelfero abbandonato così graue pefo fopra le fole fue braccia, propolè, in vece di battaglia, di mandar’à richiedere i Veneti, di fo-^PYopoMtt' fpenilone, di pace, edicollegarfi nuouamentefeco. Ma non d°i rìcbup' Poteua ta^e timore , e rifolutione del Rè di Francia ripor-dtrpace'* tar l’elFettoda lui propollo, e bramato, le non quando ifuoi cangiamenti hauefsero hauuto polfibilità di cangiar’etiandio le prefcrittioni immutabili del Delfino. Fu animato, fù rincorato da’fuoi al preparato trionfo di quell’alta gloria. Per maggiormente eccitaruelo,vi fopraggiunfeinquelpunto il Marchefedi Mantoua con cinquecento Caualli; etuttiàgara fi affaticarono à dirgli. La rvafìità del fuo efercito ; la Nobiltà nguardettole, che lo adarnaua ; la gente fiorita, che rinforzatalo ; la fua Reale pre-fuadono * ien^a > c^e commuoueua inciafcheduno dinoto il rifletto > che face-Ma ¿uer- ua inuttti i cuori a e che infiammaua i defiderij ad autenticare con /*-efftifioni del fangue il merito, e l'offequio. Tanto in fomma gli ponderarono di magnanimo nell’auan-* ' zarfi