478 DE FATTI VENETI nuouo,edinafpettato auuifo infartidì grandemente Vrbino;Tut-d.'¡fcTdid tauia fapendo il Popolo Milanefe molto difguitato delle Cefaree Borbone. militie, ed entrato in ifperanza, che facilmente poteííe allafua comparià tumultuare, rifolfe auuicinaruifi ; preiè l’alloggia-mento nel Monartero, detto il Paradifo ; innalzouui tré grof-cìò non feartiglierie,ecominciòàbatterefuriofamentele muraglie. Più tfnoiemu- fcaramuccie feguirono in più fortite, Tempre con graue danno di ra. quei di dentro. Ciò però non bartaua di gran lunga, per prender Milano,non folleuandofiil Popolo,ònon comparendo almeno il corpo intero degli attefi Suizzeri. Mà del tumulto hauendo giàBorbone tolta ognifperanza,fubito arriuatoui, col quietar gli animi, e rincorare li Capitani più torto à morire, che à cedere; e degli Suizzeri non fe ne fentendo auuifo, ritornò Vrbino alle fue primiere trepidationi. Temè di qualche fefoce fortita; nè vo-lendo in modo alcuno azzardare quell’efercito, in cui confirteua Marina- tutto il fondamento della República,ritiroifi nuouamente àMa-rignano. Fu dagli altri Capitani non poco imputato di quella inafpettata, e troppo timida fua rifolutione ; eie mai accade, che poila riprenderà vn cautelato procedere, nè anco fi trouòil Senato contento in tutto, quando, in vece di fentir’occupato Milano, intefe ritirati fi gli eièrci ti; fmarrita nel’occafion e, edifpera-ttìomc con- to, e neceflìtato Jo Sforza in Cartello torto ad arrenderii. Penetrar ¿««o. tratead Vrbino tali querimonie,fe ne conturbò in ertremo; Volle giurtificarfene, e mandò à Venetia Luigi Gonzaga con le ragioni ,ed i fondamenti,che neceflìtato ve Io haueano, Ma fe quelli Padri fe ne appagarono, non già così fece Clemente Pontefice. Altamente lamentoiR, che ^nonfolo fi forte Vrbino con grande f/dtiií indicio di animo codardo ritirato dal l’aiTedio di Milano, ma che t** lo haueife fatto di folo capriccio fuo, fenza punto vdir’i fenfi degli altri Capitani. Fi, per verità delle loro opinioni poco fi cura-ua;efpecialmentedi Francefco Guicciardino, Luogotenente neL CampoEcclefiaftico. Stimaualo non intendente della militia, e che differente di profeifione, non poterte faperne meglio di chi haueuagià confumata tuttala vita ftentatamente trà l’armi. Volle per tanto il Senato rendere in qualche parte fodisfatta la Beati-¿cequetati. tucfone Sua.Ordinò alDuca,chedoueiTe in auuenire prertar lorec-chio,e far cafo, come fi doueua de' configli, e del G uicciardino, e degli altri. Mentre,che andauanoquerti narrati accidenti fuccedendo in terra, non mancò la República di adempire ancora in mare gli GioMoro oblighidellaColIeganza.ScriiTe àCorfù alProueditore delI’Ar-Trr°dlur mata ’ Giouanni Moro, che doueííe fmembrare dal fuo corpo in-‘Jtrmu. tero dodeciGalee,econfignar!e à Luigi Armero, per paifar con effe