i46 DE’ FATTI VENETI duiTero da Ferrara nel principio della notte molte artiglierie di groffa portata 5 e corificatele trà quella ofcurità iopra gli argi-CtTia'nll. ni? fenza chei Veneti, non folo levedeifero, male fofpettaffe-tnìct dagv ro, e cominciarono à fulminare contra le Galee. Quelle che fo-àrSj fteneuanoil Ponte, conueniuano ftarfene immobili, & inutili à tutti li berfagli; L’altre, che erano fcìolte, trouandofi fproui-fte, &: improuifamenteaifalite, poteuano bencorrifpondere verfo gli argini con qualche tiro indirizzato à forte ; ma tanto meno colpiuano trà quegli errori, quanto più veniuan’alle appoftata-: mente colpite. Sì mifchiauano le grida, e i gemiti di quegl’infelici trucidati co’tuoni terribili delle Cannonate . Inhorridiua maggiormente l’orecchio ciò, che l’occhio in quelle gran tenebre non potea difcernere. L’ìneuit-abile neceffità di douer morire , fenza modo nè di combattere, ne di ripararli , facea la morte più lagrimabile, e più tormentofa. Non finirono in fornirla quefti funefti fpettacoli, fe non quando fi trouò poco meno E che tutta prefa , elommerfa miferamente l’Armata. Ai primi tutta Jom- tentiti rimbombi del gran flagello,fi erano dettati dal fono il Tri-mer-fa. ujfan0i ej Sopracomiti delle Galee ; Ma vn’ofcuro , ed’impro-uiíoaííhíto,nonpermettendo, nè intrepidezza, nè ingegno trà vno sforzato defiderio di laluarfi, egli, e gli altri, fubito lanciatili dentro à piccioli fchiffi, e legni, fi calarono frettolofamenteal-üG^nfrt l’ingiù del fiume, faluando il T riuifano, oltre alla vita, anche la leTriutfa- GeneralìtìaInfegna. AlleCiurme, &allemilitie infelici, altro rifugio non reftò, che di gittarfi difperatamente nell’ acque, d o-ue per l’ofcurità della notte, e per lìiorribile terrore fe ne affogò ™!mgen-vna gran parte, e poc’altra potè, nuotando » arriuare à terra, & te. vnirfi al Gradenigo, che vi fi trouaua in vicinanza . Le quindici Galee poi nel loro generale diffipamento à vari; accidenti fog-giacquero . Vna patì ilfupplìcio del fuoco. Tré fi fommerte-ro tutte forate,e fquarciate. Altra ritrouatafi così vicina alla Ri-Gaiee pre- pa, che la toccaua co remi, fela finirono i nemici di tirar appref-Medijjìpa- fQ ^ impoifeiTandofi delfine tagliando crudelmente tutte le perfo-neà pezzi.Otto in varie forme fe ne fottomifero;efurono due fole quelle, che alla fine miracolofamente fi faluarono , lateiandofi fÁmíefi. andare all ingiù, etrapaffando per mezzo à pericoli, ricouera-ronfi alle Bebe, doue pur vi giunte Marc’Antonio Contarini con qualcheduno de’ fuoi legni piccioli ; tutti gli altri eflèndo rimaftì addietro, quali profondati, e quali difperfi. Perduta l’Armata, cedette in confèguenza anco il Forte fopra l’argine. Priuo rimali o dello fpalleggiamentod’eifa, e di quel- lo infierne del Proueditore Gradenigo, che, già trouandofi di qua dal fiume 5 non più poteua lòccorrerlo, fù coftretto dalla ne- celfità