437 JIDXX, NOVEMBRE. 438 sire galie erano venule per farli a saper questa arinada esser zonla in Cypri, et dubitando la venisse qui per falli, el loro el nui avisar. Apena volse aldir il nostro messo, con dolersi nui haverli fato dir che era lurcho, aziò non si melesseno in ordene. Or tandem aldilo il messo, alquanto si ac-265 quietò, e deteno licentia a li nostri ussisseno di caxaa hora cercha 21: quali tulli veneno sul Capitano, mezi morii, et invero scorseno una grandissima fortuna et pericolo di morir et perdersi una gran facullà de veneliani. Hor fu richiesto, per i latori et mercadanti de la terra, che se fesse do cose: la prima di trovar muodo di far qual presente a quelli capi di la terra che lassasseno pralichar et cargar le robe in galìa. Et falò Consejo zeneral, che fussemo 36, fu preso di spender tino a la stimma di ducali 700 in donar a dilli capi, et cussi fu preso di tulle le balole, e che questi danari fusse paga per avaria sopra le robe erano in terra che aveva porla pericolo; la seconda richiesta fu che, aleuto questo caso inopinalo et che per esser le porte di la terra serate et lor latori in caxa non si poleva cargar le robe, et essendo per spirar la muda questa note, che ’1 nostro capitano col Consejo di Xll dovesse slongar la muda tanto quanto si havea perso per tal causa, subzonzendo che le robe slevano nel paexe in manifestissimo pericolo. lo levai suso e li contradisi, digando che la nostra muda spirava fino al zorno sequenle al sol levado, el che dovesseno cargar la note, et che non essendo ancora spira la nostra muda, non era neces-rario prolongarla, et molte altre raxon mi ocorse. Hor tandem a questo non fu fato altro per quella sera ; andorono in terra, et tutta la note sleteno su pralichar et far i presenti a li Capi, con scriver etiam a quelli conduserano le specie, che per sue lelere erano alozati per strada, dovesseno venir di longo. Fato el zorno sequenle, lornorono in galia, e chiamado el Consejo di Xll, absenti nui Patroni, deliberarono di prolongar la muda per tulio 12 dii mexe segondo la usanza di le mude che fenisse a sol levado el zorno drio, et manda la copia, el cussi con lo ajuto del nostro Signor Dio le specie comenzorono a zonzer a dì 12 da sera, et tuta la note si cargo, sichè a dì 13 a sol levado avesemo cargà el tulio, e subilo salpassemo et fesemo vela, lassando da colli 50 in terra, et etiam li ordeni di fatori per non dar che dir di star da poi muda; sichè cussi passò la cossa. 11 nostro Capitano si ha 565* porla tanto ben et è tanto nostro partixan che non pensa altro che farne piacer, el ha vera gloria del noslro utile; e non dubilamo nulla, perchè l’è sta un caxo che a (ulta la terra de Venetia darà spavento in che gran pericolo sono slà le sue facoltà et lìdi, e se hariano auto piazer che le robe fos-seno reslà in lerra. Iddio dii tutto sia lauda. Partissemo, come ho ditto, a dì 13 a una hora di zorno, e per calivi tempi pur di garbin, scor-zemo al cao di la Griega a dì 15, e lì sapesemo l’armada francese esser a Saline, dove che ne parse per più segurlà andar a Famagosta, e cussi anda-semo, el abute nove loro esser venuti lì per fortuna per haver roto Talboro di una sua barza, et poi havessemo el suo partir a dì 17 di note, da Saline. Nui subilo si levassemo, et a dì 19 a bore do di zorno sorzessemo a Saline, dove slessemo li fino a dì 21 da malina che si levassemo et car-gassemo da coli 28 erano lì; levassemo etiam li ambasadori di Cypri vien a la Signoria. Da poi parliti, venisscmo a Limissò per tempo contrario, e ivi scrissi una altra mia copiosa. Parliti da Limissò a dì 25 sorgessemo sotto Baffo, et la note con vento di terra si levassemo e siamo stati conlinuamenle in mar fino a sto zorno, che siamo venuti di fuora de l’isola di Candia, largì più di mia 70. Alia non sunt eie. A Saline avi vostra di 3 Septembre. 1520, a dì . . Nevembris. Sumario di uno baron retenuto per li signori di note, nominato pre’ Francesco, di nation . . ......qual barava danari da le persone con dir troveria tesoro. Cosini si feva chiamar Bolognese. Questo Fe-vrer passato, a Santo Apostolo, in caxa di Ambrosio da Origo, Ira li altri, più volte fo per parlarli, et li disse: « lo son prete missier mio, son venuto di Uo-ma qui per questo effetto che ve dirò. Io ho costreto uno spirilo, el qual mi ha dillo che debia venir a Venecia a Sanlo Apostolo, in caxa di Ambrosio de Origo, la qual casa si è da cha’ Contarmi, ma ab antico la jera da cha’ Sanudo, et in dila casa in in uno magazen lu troverai sotto lerra uno vaso con ducati 12 in 16 milia». Et abiandoli dito questo al prefato Ambrosio e che ’1 voleva, dovendo cavar questo tesoro, che nessun di casa soa el sapia, nè niun el veda, perchè sariano acusadi e la Signoria voria lì dili danari « et io voglio che me dati la vostra fede di dar uno terzo di ditti danari per lo amor di Dio, el resto partiremo da boni compagni » et lui Ambrosio rispose esser contento, con questo che ’1