LIBRO DECIMOTERZO. 51* foluere. Scelíero d’accordo la Sicilia, e per facilitarne I’eílto, ftl-mando bene d’impoiTeiTarii prima della Sardegna , tutti vi s’in-camminarono. Ma fpeiTo auuiene in mare, che l’huomo propon-ga,eche lafortunadifponga . AppreiTatifiallaTerra diSardo, ed occupati d’intorno alcuni Luoghi di Marina , mentre, che di là fi tolgono , per intraprendere qualche cofa altroue , ecco ad eleuarfi vna procellofa tempeila, che li aiTalifce, eli fpigne varia - ScQyìugIu mente chi in quella,e chi in quell'altra parte. Vna portione delle Galee Venetiane,dopo agitateli trà eftreme voragini , approda- Mh* rono miracolofamente à Liuorno;L’aItre capitarono in Corfica* doue anco alla fine giunfero quelle di Francia, e del Doria, tutte ftrapazzate, eccetto due,che.'fopra le fpiaggie della Sardegna più fuenturatamente abiflaronii. Non fù più potàbile di penfare ad altri attentati. Voleaui del tempo,perra(Tettaruifi • Era già la ftagione per replicar’altri procellofi aifalti. Partirono tutti d’ accordo, come piacque à eiaicheduno , e ritornò il Moro di nuoti o à Corfu con le fue Galee. Comandaua allora in qualità di Generale à tutto il corpo dell’ Armata Venetiana, Pietro Lando, il quale teneua fpecial’incarr C^;LS. co, di andar’intorno feorrendo i mari, per efpurgarli da Coriàri, * che faceuanfi con infèftationi continue gagliardamente iènti- iTiera re . Ora il Senato gli commife di veleggiar’in Sicilia, affine di far prouifione colà di grani , e trafmetterli à Venetia, per vna gran patita fcariezza . Auuiatofi il Làndo all’ordinato- JJJJ* fer gli viaggio , in paflàndo pe’l Regno di Candia , Iafciò alla Suda f Wcuai-Agoftinoda Mula con due fottili Galee , e Antonio Marcello J^o/ÌL con le fue Baitarde, perche afficuraifero quell’acque dalle feorre- e rie de’barbari. Portò la forte, che oiTeruatafi vna Galea Ot- Marcelìlo , tomanaà veleggiare colà d’intorno, foifeal Marcello riferita di ragione d’vnfamofo Corfale, chiamato Cortiguli, folito infi-diatore de’ legni V eneti, e che haueua pochi giorni innanti pre-fo, ed incendiato vn Vafcello, carico di pretiofe merci, con vcci-fione di tutti li marinari, eviandanti. Balzò fubito il Marcelio fuori, feguitato dalle fue Conièrue ; attaccò la Galea, e la vinfe , e dietro fe la conduiTe alla Bicorna . Mentre quiui fèrmauafi ottomana fotto, paifogli dinanzi con lette vn Turco, detto il Moro d Alei-fandria , il quaPelTendo Padrone della Galea depredata , rifoliè di rifarcirfene, e di racquiftarla . Non badolloil Marcello, non fapendo dihauerlo olfefo. Continouò, come trouauaiì, fermato con le prore à terra; ed inuitò in quella pofitura tanto più al Tur-coà fouraprenderlo. AfTalillo fpenfierato, nulla in ordine, ed in tempo, che non potè, fe non penfar*à faluarfi con la fuga; Ma li come à lui ciò ben fortunó già così auuenne dellaltre fueCóierue, Ttt 2 che,