LIBRO D V ODECIMO. 479 elíe àCiuità Vecchia; colàvnirficon quelle del Papa, e del Rè di Francia, e vnitamente procedere, ò contra Genoua, come s’era ne Capitoli deliberato, ò in altra parte, doue folle itato più facile,e più auantaggiofo conofciuto il feruigio de’Confederati Prencipi. Seguitane tolto la confegna, fi portò 1* Armero àTer-racina, doue trouato Andrea Doria con otto Galee Ecclefiafti- GaiteVe. che, remigarono infierne àCiuità Vecchia, & iu i fi fermarono at- 7£//j^5* tendendo, che vi arriualfero quelle ancora del Rè Francefco. Ma mìVk-nè vi copariuano;nè vdiuafi,cne folfero per comparimi,contrau- Macando uenendo in tal guifa il Rè al pattuito ,e non poco ingelofendo de* j* France~ fuoioggetti. Mancauaegli neH’ifteiTotempo,ancheàrimettere ' in Heluetiali denari,à lui lpettanti, perleuargli Suizzeri,che con grande anfietà ftaua per anco l’efercito attendendo; nè icorgeua-fi indicio di alcun luo preparamento contra la Spagna conforme c a/ à i concerti. Di tali grauiomifíioni, e ritardi, già la Maertà ritardi del Sua confapeuole, dubitò à ragione, che il Pontefice, e’I Senato fi trouaiferoaH'vltimo cortretti dipenfar’a* loro propri; pericoli', e che poteifero, per fottrarfene, riunirfi finalmente di nuouo con l’imperatore. Affine per ciò di adormentare, e differire, mandò in Italia Monfignor di Lange. Prima ordinogli, che in paliando per l’Heluetia, follecitar doueife gli Suizzeri alla partenza, pro- ammettendo loro, che la riano itati ben tolto abbondantemente pro-uedutide’ fuoi Iti pendi;. Incaricollo poi di trasfèrirfi qui à Ve-netia, & india Roma, per attertarenell’vno , e nell'altro Luogo lafua cortanterifolutionedinteramentefodisfare,nonfolo àgli oblighi contratti, màdiallertire inBertagnavna grolfa flotta di Vafcelli, per aggiugnerli all’altro corpo marittimo fottile della fua Corona ; e perche in oltre douefle articurar,chenon haureb-be trattata pace mai con Cefare, fe non con I'interuento, e con 1’ aflenfo pieniflìmo de’Confederati. Arriuatoà Venetia il Lange, & adempiuti gl’incarichi con lepromelfe, e le protefte di fopra-4 **»«»« narrate,fùdetto, cheinvn’offìcio dirifpoltagli dicerte ieriola-mente il Senato. L'ofseruanza della República verfo la Chriflianif,'sima Corona non ejser mai per mutar fi dell'antico genio, nè per difgiugnerfi dagl’in- officio dei terefst,gia fi ahi liti comuni infierne. Che non poteuanfi negare meli- nfpofu.’1 nati gli animi de* Senatori,per loro naturai inflint o alla pace),ma che già vededofi ineuit abile laguerra,e'ltrattar dell1 armi,prometteuano diconferuarfì infeparabilmente congiunti con UMaeflà Sua,edefse-do intenfamente bramofi d'illuflrarpiù ¡empre la di lei Corona di gloríele di grandez¿z¿opafsauano in oltreperpiù mafstccia pruoua della loro immutabile ofseruanza ad offerirle, che riufcendo, tra t altre lmprefe y all'armi collegate, di acquiflar'il Regno di Napoli, farebbe con-