666 DE FATTI VENETI tróducendoloàitantiar, quaiì libero, inCoilantinopoli . Pole c5 fimilmente in libertà leperfone , & i negotij de'Mercatanti, e tionfà Ve- capitò àVenetia, partito dal Zante , vn tale Antonio da Modo-f.iismi. ne> con lettere delfolito Dragomano Ianusbei, che confirmaua-no l’ottima difpofitione della Porta , e premeuanodi nuouo per lamiifionecoIàd’vn’Ambafciatore. Per tutte queile tante, e tante sforzate cagioni, deliberò dunque il Coniìglio di Dieci, coni’ Aggiunta, direttore, & arbitro allora della guerra, e della pace, di aprir’eifo quelle orecchie a’ Turchi, che gli altri alla República haueano tenute oilinatamente chiufe. Si attenne di mandare per allora inCoflantinopoli l’Ambafciatore richieilo , per non attrarre publicamente le oíferuationi , & i difcorii vniuerfali. Vi ipedì Lorenzo Gritti, fratello di Luigi, già nominato con tanto Gr¡túZá merito, e figliuolo naturale del Doge anch’egli, il quale tenendo Cofiatina- colà Capitali, e trafichi di fua ragione,poteffe,non oiferuato, con-ver'trat- duruifi. Furono le commiífioni fegrete fue, di trattar prima trie£ÌZe- atutto Potere vna triegua d’armi generale, per includerui dentro neraie. etiandio l’Im peratore, e Ferdinando, Rè de’ Romani ; ma quando incontraffe infuperabili difficoltà, doueife in tal cafo tentar la 0pacc per fola pace con Ja República ; ratificare i vecchi Capitolati , e folo ììiSpu' agoiugnerui ^a reftitutione de’ Luoghi prefi in quella guerra hinc inde. Partì il Gritti, ma non già partì con la voce, che sera fperata di fue priuate facende , Ne t^afpirò la vera cagione,fpe-cialmente à Don Diego Flurtado di Mendozza , allora l’Amba-iciatore Ceiareo à V enetia, il quale capitato in Collegio, fu il fuc-co delle fue doglianze. officio deli' Che la República trattaua pace co’ T*'archi, fenza comprendervi fo^fèu- ^a. Mete [là dell' Imper atore, non oranti i vincoli dell Alleanza Chri-reo per fo- pianale quellafpecialmente già /eco ¡labilità. Che ritrouandofi gli af-lfevdere,‘ f etti) e gl'interefsi in vn corpo folo ridot ti,non fi pote a difunirlifenza egualmente lacerar fi quei deWvno, e quei dell'altra. Di/unendoli ella poi,per aggi ufiarfi col T ureo, ne anco la fua parte farebbe ¡lata ficura da quella fiera, che hauendo già principiata à morderla in guerra, l’haurebbe più agiatamente dinorata in pace. L’oggetto di queilo officio punto non fi alterò da quello ièmpre flato dianzi. VedeaCefare non così facile, che Solimano feco, e col fratello Ferdinando, fi pacificaife. Erano troppo radicati li rancori, viuentinell’Vngheriaj e la República, fola aggiyilan-dofi, egli rimanea feoperto, ed efpoilo al pieno furore dell’armi Turchefche . Diceua, efaceua perciò tutto la Maeilà Sua, per difturbarla,ò almeno perfofpenderlada’ negotiati; il che chiaramente il Senato comprendendo , fu detto, che rifpondeifein tal guifa all’Ambafciatore.