34 DE' FATTI VENETI ella, in per fina à ina adere lo Stato Veneto , dopo quaranta giorni, thè Luigi lo hauefse attaccato. Che ciafcheduno de'Collegati, che fofse primo à impofsefsarfi della fila toccante portione, foccorrefse gli altri allo fie fiso effetto con l*arme proprie. Che tutti fofsero o bliga-ti ’vicendeuolmente a difender fi \ ne convenir fi alcuno con la República y fenz>a il comune confentimento. Che il Duca di Ferrara, il Mar che fe di Mantoua, ed ogni altroPrencipe aggravato, hauefse tre me fi di tempo a dichiararfene, ed entrar in Lega, con le conditioni flefse degli altri. Chedouefse il Pontefice protefiare alla República le più fèuere Scommuniche, non refìituendo immediate al la Chic fa le trattenute Città. Che Ce far e inuefìifse nel Ducato di Milano il Rè di Francia^ e Francefco-> Duca et An^elemme \ il quale s come Prenci-pey il più profsimo del fangue reale, douea fuccedere à quella Corona 3 mancando la Maeflà Sua fienza maficolina defeendenza > e ciò con l' esborfo à Cefare di cento mila ducati. Cheprocurafse il Pontefice di far'anco entrare nell*Alleanza il Rè d'Vngheria y e che nel termine di quattro me fi doueffe ognuno nominare ifüoi adhe* rentt, e confederati. Quefti furono gli tremendi,e Tempre memorabili Capitoli dì . Cambray ; fù loro preferitto il tempo di meiì due, per eiTere ratificati, come anche furono, da contrahenti; e rimafero fopiti nel Congreffo fteffo, i difpareri, che vertiuano tra Maifimìlia-no, e 1 Duca di Ghelderi» efofpefi gli altri, che giàcorreuano col Rè di Spagna, per li Regni di Cartiglia. Chi lenza vna an-tecipata cognitìone delle grà difeorfè ingiufte cagioni di quefta formidabile Colleganza, folamente vdiife il tenore horribile de' concordati, non potrebbe, che argomentarla sforzata dalle più barbare enormità» che hauefse mai potuto commettere quefta Patria Venetiana, mancato à Dio, tradito il Mondo, econcul-segretez citala ragione delle genti • Continuando li Confederati à tenera fin*’ re il tutto fotta il figillodivna fegretezza profonda, non tanto Collegati. però ciò fare poterono, che l’auuertito Senato non feneadom-braffe, benche il Rè di Francia foffe più > che mai infittente in af-iìcurare a II’Ambafciatore Condulmiero, di voler’effere ami« co leale» e difenforcoftante. ftaua in quel tempo Refidente Veneto in Milano, Gio: Gia-g¡¿.Giaco- como Garoldo, efèbeneancor’à lui procuraflero quei Regi; Miào8 Refidt niftri di tenere occulto il gran miftero, ad ogni modo, fpeffo ac-mumne cadendo di fcoprirfì per picciole feffure, cofe immenfè, nerileuò auuifa il qualche barlume da vna fem pii ce parola, chevfcì dalla bocca di sm. Yr^ pre£¿ente ¿i quel Configlio ; e’1 Senato poi aflìcuroflène con ciòàbaftanza. Siraccolfero immediate tutte le acutezze degl’ingegni, per li più forti rimedi; ; ma in mentre, che il raggira- uano