libro SECONDO. 69 gran timore ad vna ellrema felicità, rimife dagli patiti fconcerti fefercito ; ii aflicurò de* prigioni, e non fraponendo tempo à fe fteifo di profeguire,nè dandolo al nemico per refpirare, andò col pieno delle forze vittoriofe fottola Terradi Carauagio; ciniela^ . intorno, e piantate le artiglierie, cominciò con gran furia à ber- Carauagio. fagliarla. Picciolo Ricinto ; nulla munito, per poter reiiftere ad v n sì fiero, e sì tremendo ailalto ; difanimati li difenfori per lo fucceduto auuenimento, e per la certezza, di non poter riceuere daniunapartefoccorfo, furonoi Terrieri, che principalmente li coiternarono, e che per non foggiacere al rigor del facco, apri - ITerrieri rono volontariamente le porte. snZ'en' Non però, nè la perdita della Terra, nè il grand’Efercito, che incontanente vi entrò, potè atterrire Lodouico Michele, il Ca- r . stellano della Rocca, Muniuifi dentro infieme con il Podeftà mmT, del Luogo, per quanto , che loro fu permeifo, e cominciarono dall’alto à furioiamente battere gli aggreifori. Cadi diferi' Ma già la fortuna ecceillua Francete troppo hauea vinto, e ' troppo li farebbe alcritto ad ingiuria, che vna femplicecoilante virtù poteiTe con pruoue inuitte animofamente opporiele. Erano tre giorni, che i nemici tormentauano arrabbiatamente la Rocca, quando balzato per fomma fuentura vna poca fauilla nel luogo della poluere, fece tutta lamunitione volare all'aria, nè piùreftatoneindifèfavngrano, perdè il prefidio l'obbedienza, per non perdere infelicemente la vita ; pattuì la refa, e lafciò nel- fi prefi le mani, & à difcrettione del Rè, il Michele medefimo, ed il Po- %i"'rren' deilà. Vojeua Luigi farli morire amendue, perche feraiifero d* 'Prigione horridoefempio,edocumento agl’altri,à nontanto opinatameli-2 Micvjk' te perfiftere contra la fua incontraftabile poiTanza ; ma vn Padre di SanFrancefco, aifai famigliare della MaeftàSua, moiTofì à pietà, fipofecon tanta dolcezza à pregarlo, che perfuadello à lafciarli in vita ; dopo che furoneffi, l’Aluiano, e gli altri prigioni, mandati con ficure fcorte in Francia. Auuenneil gran calo nel giorno de’ noue Maggio, degno al certo d’indicibile pietà, appreifoà tutti quelli, che indifferenti, efuorid’intereile, e di paifione, compiangono Feitreme fciagure degl’innocentijsfor-tunatamente opprefìi. Peruenutane la notitia à Venetia, non già difcorda dal vero 1* k à Autore, il quale defcriue gran timore, gran confu/ìone, gran la- veJt!*. * grime, che immediate ferperonoin quelli del Gouerno, e nell’ vniuerfale de’Nobili, e della Città. Ma egli ben’affai ftudiofa-mente prevarica col fuo ordinario peilimo affetto à introdurre perìcoli di fcandali,ediconuuIfioni nei più fuifcerati Vaflalli, che habbia mai conceduto il Sommo Iddio ad alcunPrencipe, fuo