DE FATTI VENETI per le cagioni già dette disfatta d ogni negotiato, intimaua da tur te le parti guerre, ed incendi/. Mentre la República andaua follecitando il Rè di Francia , e preparando fe iteifa allarmi, volle anco antecipatamente deliberare per doue, ed in qual maniera doueííe riuolgerle. cobite Fece venire qui à VenetiailDuca d’Vrbino ; San Polo mandò l'mu.t yn’Agente , e trà quefti, e trà gli Ambafciatori di Francia , e di Franceico Sforza, ie nedibattè il confulto. Versò egli principalmente fopra due opinioni . Se douea trasferir/] il Rè di Francia perfonalmente in Italia, doue con tutto il potere della Corona, e con quello de’Prencipi confede rati , haueife potuto finire di oc-cu pare Io Stato di Milano, e’1 Regno di Napoli; ouero,fe foife fta-Ct¡à^pmo'-tomeglio , che, trattenendofioltreiMonti,attaccalecolàner* **• uofamente la Spagna „ Tendeuaogn’vnodì quefti partiti, benché differenti , ad vn oggetto medefimo nella loro effenza . So-fteneuafi per vna parte , che la comparai in Italia del Rè medefì-mo,poteirefofpender, e rattenere indietro Carlo, perfeconon ritrouariì alla fronte. Ponderauafì per Pàltra dalla República, che affalendo il Rè peribnalmente la Spagna , ne auuenifL fè quello appunto » che potea maggiormente conferire; la lontananza dalla Prouinciadell’vno, e dell’altro . Molto ventilaron-il negli appartati Congreilì de’Miniftri quefti duedifcordi pareri, quando volendo il Senato farne per fe fteifo poiìtiua decifione , Luigi Mocenigo, vnode piùefperimentati Senatori delGouer-no, parlò per l’opinione, che il Rè aifaliife la Spagna fuccofamen-te così. Non farà mai lo de note preffo al la tran prudenza dì que fio Senatoì elione dì che ¡per impedire lavenut a in Italia di Carlo Imperatore, ancor'in-Luigi M9- certa, ed a' tanticontrarü accidenti fowettay fi determini per ma [si. cemgo in .? . n , i t. n\ ^*1 n- ■ r • ' nemto, ma di vantaggio quefta fera^he certamente il Re Chri(lianifsimo vi d?CFràlcui fitrasfertfca. ‘Troppo ripugna, che ,perprefernarfi da vn morbo dub-a ¿tacchi la foofo, vn ficuro, ed vn peggiore fe nefcelga fon tfperanza >. che gioui ; s¡>agm. j^¡a^¡r0 dipiüjmpedirne vno ¡perche amen due ci affalifcano. Chi matpotrà credere, che venendo in Italia il Rè di Francianon venga ui anchefubito dietro l'Imperatore, per vgv vagliar ut conia Mae fi à la po[fanza-3per [eco affrontar/i con la parità, e per non cedere vilmente il Campo, e la grandezza, e la vittoria cil Prencipe inimico? T er. mini contrarij quefli, che figurare nonpotendofi trà due fimi li ambi* tìoni,e[curami à^ecco paffeggiata l'Italia dallvnof dall'altro col ferro,e col fuoco-, eccola r i dottafot to i loro piedi vna feena di horrendi fpett acoli y & eccola alla loro prima compar faJconuolta. Venendo efsi à combatter fi, & a cimentar fi poi ¡fi riflettino, per gratta, i caft, rimanga chi di loro fi voglia vincitore %S e vince Carlo) gran de per l'im-