8i DE’ FATTI VENETI rola da] Giuftiniani, adduce tra Paltre cofe, che egli defse à Cè* farei! titolo di Padre, di Progenitore, di Fondatore di Vene-tia. Che gli diceífe di olferuarlo, & humiliarlo, comevnDio celefte. Fà, che attribuisca alia iua Patria l’indegno nome di for* dida, di ignpminiofa. Che gli confeifaife di hauer’efla rapacemente tolti ad altrui gli Stati, e difiìpate in vn momento tutte le iue glorie , Che implorafle la diurna pietà della Maeftà Sua ; Che la fùpplicaiìe di perdono, e di milericordia, e dopo efpref-foli, che m tal guifa , e con tali precife abiette , e codarde parole hauelfe l’Ambafciatore parlato, non già dice , che ciò faceife, per comrnuouere Mailimiiiano à lafciar per gra-tia, la República Prenci pe libero, ed in libertà ; conchiude, che lo fupplicaife à ftrignerla in duriilìme catene di ieruitù ; à toglierle tutte le Corone dalle tempie > a degnarfi di riceuere, non già i luoghi foli à lui fpettanti,eli occupatigli in quella guerra dalFarmi Venete; ma quegli altri infierne, che non erano com-prefi a nè Itati maifoggetti all Imperio, nè dipendenti da’Cefa-ri, Fà , che gli la eshibifea allvltimo tributaria di ducati cinquanta mila in perpetuo ogn’anno ; olferuante, e fchiaua di tutte le Le^gi,edifpofitioni Imperiali; Spogliata di honore ; pri-ua di arbitrio; incenerita del tutto, E qual’infelicità fopraftaua à lei maggiore combattendo,& ancor perdendo pe quale Speranza era più la iua, per profittare negli abbattuti interelfi, manifè-ftandofi dafe ftelfa tanto deilituta, ed in iftato tanto deplorabile appreifo ad vn nemico, che altro non poteua farlo amico, che il dubitarla, e che il pauentarla potente? Ma perche ammettere Cefare il Giuftiniani alla fuaprefenza, fe dopo dettogli tutto il più, che poteua,e che non poteua dirgli ; profilatogli à piedi I*of-lequio, ed offertagli in holocaufto tutta la República , doueua ancorala Maeftà Sua nulla fodisfarfene, e vili pendiofamente li-centiarlo. Di più non poteua attendere; Più profondamente non poteua TAmbafciatore inchinarfele ; più vilmente ahbalTa-re la fua Patria, perfa, derelitta, e dipendente ; più innalzare ri-iplendenti le augufte glorie, ed alla fine coronarle di titoli più eccelli, & infigni, dopo attribuitole quello, come già s’è detto, di vn Dio celefte, troppo fuperiore ad vn’huomo humano, ben-cie Imperatore, e non douuto appunto, che ad vn Dio. Uvero fu, che né andò, nécheparlò il Giuftiniani àMaifimiliano, e fepure vi folle andato, e ftatouiammelfo, fi farebbe contenuto nell’officio dentro all’eshibitioni, e limiti, commelfigli dalfuo Senato, ben sì trà fcnfi dolci, defiderando la pace, non già vili, e abietti, per tanto più poterla dilficilmente ottenere. Non farebbe andato cercando derapi d'altri gran Monarchi abbattuti, co.