DE FATTI VENETI ei, ei più abbordile diynirfidi nuouo co’Fiorentini, liquali ha-ueano tanto ingiuriato íe ilefTo, ed iCongionti,checon Cefare, benche acccrimo nemico, ed oppreiTore fuo, 1528 Come ciò fi fofíe principiò l’anno con quelle infelici difpofitio-nijnè poterono nè anco le freddezzedell’aggiacciata ilagionein-hautrech tiepidirecontra il Regno di Napoli gTardori diLautrech, Era rifolue at- flato qu ellofempre l'oggetto principale de’Fracefi,ed hora final-mente fe n'era fatto bramofo anche il Paparon vedendo più proto,né più fàcile ri medio, per trar dalla mifera RomalemilitieSpa-gnuole,e Tedefche,che vie più iagrimofamente la tormentauano. Subitodunque , che Lautrech intefe aggiuilata la Santità Sua con ¡’Imperatore,trasferitali à Bologna,trouò quiui fopraggiunte tutte lemilitie Alemanne , Guafcone , eSuizzere da lui attefe, onde null’altro mancauagli, perdarfi toilo alla Campagna * Ma i Veneti Miniftri, già che più, come dianzi, non fi trattaua di toglier da’ceppi il Pontefice, vollero in contrario confiderargli. C he scegli, quando, bifognati a liberare la Santità Sua di CafteL t ragioni lo ì s'era, dopo vfeito dal Milane fé, cotanto tr attenui o fipra i lpie de r Min!fiSk Muouendofi allora con quella fretta ver fa Napolix verrebbe à far per. diijua- crederebbefempre hauefse più premuto alla Mae fi à Chrijlianifsima ^r'io'- quel Regno ¿he il Vicario di C hrijlo, e la fede barbaramente in Roma opprefsi.Che già libe rato fi UPonteficefiù non vera iivanto ài quella religio fa bontà., per cui e a li lafciò la colle gata República, il Ducato di Milano, e Fxancefco S forza in abbandono, edin feno alle ingiurie de’ nemici. Non più penfando dunque alla caufa pia ; glàuche ri era interamente caduta, la cagione , torna [se à ri congiugner fi con gl'a-mici, c redimendoli da tanti eccidij, intraprendefse nuouamen-te feco j per dar vn compimento perfetto, all’ imprefa di Mila• no, dietro à cut farebbe feguitatapoifenza fatica quella di Napo~. li ; l'intero diflruggimento degli Spagnuoli dall* Italia , ed il vero merito y e la vera gloria del Ré Chri¡ttanifsimo , e de1 Prencipi Confederati. che nulla Ma nulla, né d’intereife, nè di ragione.valfe à rimuouere Lau-yagimo., trech dal fuo già flabilito propoiìto. Diè il fiata alle trombe; Così pretefe, che foife il feruigio del fuo Rè, e così anco fi credè, che gli haueiTe ordinato la Maeftà Sua,fpinta non meno dal defiderio, hauutQÌempre , di acquiftar quel Regno , che da rifentito ili-molo d’honore, per vn’attione,che haueua Carlo vfata disprezzo verfo gli Ambaiciatori Francefe,e Veneto allora , cheanda- 2 iSa iono ad intimargli la guerra .. , 1t n imgnimo- MoiTofi dunque Lautrech > prele il cammino della Romagna , edella Marca, per abbondami divittuaglie, &indi, per la via del Tronto , pailar nel Regno di Napoli. Lo preuennero