1 43° DE’ FATTI VENETI' niotto Adorno.Succedette Tefpugnationedi Genouain tempo, che le militie, già inuiate dal Rè FranceÌco in Italia > erano perue-nutesu l’Artigiano. Quiui da effe intefa la detta perdita, edinte-feinfìeme , con gli altri auuenutiinfauili accidenti, lecofedella Chriftianifsima Corona ridotte aH’eftremità, tanto fe ne intimorirono ,che in vece di profeguire nel cammino, le ne ritornarono inFrancia. Ciò finì di recidere allo Scudo ogni filo di fperanza, per più difender Cremona. PaiTati liquarantn giorni prefcritti, fi trouò sforzato all’eiècutione de’già còcordati Capitoli. Vfcì dal-rtlcrmo- hi Città con le forme per appunto pattuite, & indirizzoifi oltre ai EÌtR0n0 Monti anch’egli. Difciolte, econfuntein tal guifa in Italia tut-Francefì d'te Tarmi della Francia , e già caduto in mano anemici il Ducato di Milano, non reftòalla Republica, che più operare in fauore . Licentiò anch’ella in gran parte Tefercito, c’hauea conuenuto ri-Mentire parimente dell’ifteifa trilla forte. Richiamò alla Patria , vàiufnn &alripofo ilGritti,efù coilretta à ciò fare con altrettantadif-plicenza, quanto haueua già allegramete contribuite tante pruo-Gmt^Yi-1 lie di /angue,e d’oro à quella confederata Maeftà,e fino laiciato ef-mm /» po/lo, ed in abbandono agl’iniulti de’ concitati nemici il proprio 1 mia * Stato. Credè allora Carlo Imperatore, che non più fofse difficile di farfela confederata, nè di/fimirera il concetto, e l’efpettatio-npvniuerfaleconl’eÌempio del Compaifo, che fe bene gira intorno , tiene però iopra il punto del proprio vantaggio fempre fermo il piede. E per verità > che più poteua fperar’ella di appoggio^ di foccorfo dal Rè di Francia,il quale non più teneua in Italia altro dominio, che i Caftelli di Milano, Cremona, e Noua-ra? All’incontro, quanto era il male» che douea temer da vn Cefare,daleifemprecontefo, ed impedito? Anche nondimeno, procurò valerfidell’ottenute vittorie, non per minacciarle guerra,ma per condurla fecoin pace. Ei medefimofù quello,che s’introduffè à trattarne con Gafparo Contarini, Ambafciatore à Iuiapprelfo;efeceinlieme, cheHenrico, Rè d'Inghilterra, precari ri- gaffe, e fi eshibiffe d’interuenirui ancor'’egli. A que/ti nuouive-"^^hementimotiuinonmilèla Republica del fuo, che le foleorec-tariniyrfm- chie inaicoltarli. Cortefemente li vdì, e rifpofe fopra i foliti pie'/con u generali termini d’vn’ottima difpofitione, fempre che alla /lima, fÌSie' ed all’aifetto verfo il gra merito della Mae/là loro, foife per vnir-g entrali fi il requifito della fede al Rèdi Francia. Suanito[queiìo, fece-ddSenat0- roli detti due Prencipi vn’altro efperimento , pure per feco guadagnarla. Conchiufero tràloro Lega, e riferuarono il I uo-ceefarelre’i g°anchead eifajper entrarui. Vedendo finalmente, che nè meno xi din. perciò muoueuafi di paffo, eientendonello fleffotempo,che il i ihena< ^ di Francia, irritato altamente per tante patite lciagure, an- daua