LIBRO DVODECIM O. 475 l’vna , e dell’altra, à dimortrarfi non già fofpefo , nè mutato di propofito al maneggio , ma ben’altrettanto difficile àrtrignerlo , perche la lunghezza, e la pendenza poteflero tenere da vna parte adormentati il Pontefice , e laRepublica, e dall’altra, contino-uando in Carlo il timore della conchiufione, indurlo à concorrere finalmente nel iiio già conceputo difegno . A primi riceuuti ragguagli di vna tanta mutatione corfe il Senato con efficaciffimi,,Jlv ■ offici;, perreftituir laMaertà Sua nel primo falutar configlio , e nello rteffo tempo niente meno premendogli Io Sforza , ch’era già ridotto in Cartello agli vltimi eftremi,ordinò al Duca di Vr-bino, che fiauanzaiTe torto con lefèrcito verfoI’Adda . Ma non piacquero più à Cefare le lunghezze dal Rè Francefco interporte all’efecutionedel Capitolato . Diede in quell’impatienza , che Eccitamtn più iempre s'infiamma nell’attentione di vna cofa altamente deiì- ti di Cefare derata . Inuiogli il Vice Rè di Napoli à ricercarlo con rifoluta Si, maniera d’vnfubito,edouuto adempimento. Onde il Rè non po-tendo piùnafcondere l’oggetto fuo, bifognò,che in liberi fenfi midttmo. feneefprimeiTe. • fu?fp°n' C ti era per fepronto ad efeguire interamente tutti li punti degli ac~ cordati Capitoli, eccettuato il folo di confinar la Borgogna . Che efe, guirebbe ancor quejtofe il Far lamento rifolut amente non abborrijce di Jmembrare quel Dominio dalla Cbrifiianifsima Coronale che per far conofeer appieno anche in ciòy non deriuare da ¡e la difficoltàì eshibtua, in vece di rilafciar la Borgogna , l'esborfo pronto di due millioni di feudi in contanti. Dopo hauere così rifpofto la Maeft à Sua al Vice Rè,partecipò il tutto in atto di vna fomma confidenza alli due Miniftri di Roma, e Venetia , e promife aiTeueràtemente loro,che non fi farebbe ag-giuftato mai con Cefare , fe infieme con la ricupera dei due figliuoli , non fi rertituiua Francefco Sforza nel fuo Ducato ; non fi nettaua l’Italia da trauagli, e non fi confolidaua la pace comune tràPrencipi. Alteroflì infinitamente Carlo , quando intefe con le mutate propofitioni il fuo nome, e la fua perfona fchernita. L’ armi co’nemici,ilnegotio con gli altri Prencipi, furono i ripieghi, cbtnfoiue ch’egli fubitointraprefe . Sollecitò il paflaggio di Borbone,ben rinforzato, in Italia. Prefe nuouamente ad infiftere col Papa,e’Ine' Senato, per fiaccarli dalla Francia, e per feco vnirli. Querelò il Rè di niuna fede; e promifèin alta forma, la rellitutioneallo Sforza del fuo Ducato, eia pacevniuerfàle della Prouincia . Querti ardenti fenfi , & offici ; dell’imperatore tolfero affatto lafneranza al Rè Francefco di poter confeguire alcuna ageuolez-pera Iterar l’accordata conditione della Borgogna . Gittatofi per ciò di nuouo al Papa, & al Senato ,e da vero, e con vehemen- Ooo ^ za