258 DE FATTI VENETI Speriamo piti tofto con maggior giù [tifi a , e probabilità, chel'efer-cito confederato combatta, e vìnca il Franceje, che predominante in Campagna, fuperi da quella parte Bologna j che noi dall'altra racquisiamo Brefcia, e confeguentemente Verona, con tutti <^li altri Luoghi già perduti , Qf riuefìendo la Republica delle andate glorie, la incoroniamo di nuouo con quell'alto fuo tìtolo di manu-tentrice gelo fa dellalibertà italiana. Terminatefi ledifpute, e proportela! paragone con vrnapa-n senato ri le due contefe opinioni, fi trouò il maggiore numero de’vo-deUbert v per quella d’abbracciare l’eshibitione dell’Auogadro, e di tentare fiibitoTImprefi; decreto, che, fe bene difficile affai, nonfù marauiglia, che, trattandofi di vn generofo con figlio, generoii fpiriti facilmente concorreiTero à deliberarlo. Si era giàilGrit-ti trasferito da Vicenza di nuouo à Montagnana con tutto I’efer-cito, doue cautelatamente venne ragguagliato del decreto pre-e mporta ordinato celerementead efeguirlo,ben’in tendendoli conl’-GriuF d Auogadro, e concertando feco il tempo, i luoghi, e la più fegre-ta, e non ottenuta ttrada al fuo incamminamento, & alla fua comparfà à Brefcia. Subito egli vi fi accinfe ; fcelfè dal numero di tutto l’efer-cito tre milla Caualli tra grotti, e leggieri ; fèceui montar’altret-< tanti pedoni in groppa, e fi pofe con la più riferuata maniera in viaggio ; non communicando cofii alcuna , fe non à coloro, de' quali era neceflìtato à valerli. Pafsò l’Adige ad Albarè; d’indi il Mincio tra Valeggio, eGoito , e capitò per Montecchiaroà Cattagnetolo, non dittante, che cinque miglia da Brefcia. Qui-ui fatto alto, attefe, che foprauuenitte la notte, per auuanzarfi à w'àcìffc- quella parte; ma , in vece di riceuere ligia concertati fegni con gnetoh. l'Auogadro, venne con fuo gran dolore à intendere, ch’era fìnta fcoperta la trama dalla moglie di vno de’ Confapeuoli deJJ’at-iiafcoper- tentato ad vn Capitano Francefe, fuo amante, ed intefe infieme, toiiU co» che fé n’era il Conte fuggito, perfiiluarfi dalle mani del Carnefice; onde caduto di tal maniera il concerto, conuenne, fenza far di più , ritornare à Montagnana . L’Auogadro però, Ritornati- quando fù in ficuro, e in libertà , benche perduta l’occafio-ne,non perde il cuore, nè Poffequio. Fùqual fuoco, che , fe beneettintegli le fcoperte fiamme, conferua nondimeno nell’interno coperti incendi;. Era la materia già difpofta, per poter di nuouo accenderla. Solleuò i Popoli di quelle Valli, e di quel va-tto Territorio, per anco diuoti alla Patria Venetiana, e pensò di andare fcopertamente con etti, e con altri rinforzi, che ricercò dal Gritti à Montagnana, all efpugnatione di Brefcia. A quelli diuulgatifuoi ammattimenti feguirono molte folleuationi in va- /