LIBRO Qr y ARTO, 157 auantiefpreife, fi erano inoltrati con tutte Tarmi à San Bonifacio , Terralontana otto miglia dalla Città di Verona, equiuifa-puto, che lemilitie colà dentro, per la varietà delle nationi, e per li repugnanti oggetti, non bene infieme s’intendeuano, vi fi portarono improuifi in vifta ; innalzaronuile batterie, e cominciarono à tormentare, e diroccare le muraglie. Ma quando fi hn^iair» egualeà tutti il pericolo , facilmente fi accordano, per la comune li('con Veo difefa,anche i difuguali affetti. Aggiuntarono allora tutte quelle r°”1’ genti i loro particolari rancori, e corfero vnanimi, e di vn cuore ifteffo à corrifpódere con le artiglierie quelle del Veneto efer-cito, ed à mortalmente colpirlo da quelle altezze, con che Dóueèyc fpecialmente tolfero di vita, Lattando da Bergomo, da cui s’era- c$'lattino in quei tempi riportate tante valorofe pruoue. “om*r~ Dopo hauere li nemici così bene dall’alto, e rinchiufi, combattuto, prefero cuore di efperimentarfi in egual pianura al di fuori ; e forti anche loro negli vrti primi improuifi di cófondere, e difor- 22X * dìnare gli affa liti.Ma queiti poi bene ordinatili,ed incoraggitifpecialmente da Lucio Maluezzi,che fi pofe loro intrepido alla tetta , tanto fi rinuigorirono, che hebbero gran fatica gli aggreifo-ri di ritornare in Verona, conia perdita di molti, e molti ; rile- fono rifpin, liandoneperò i nottri vn’altro non minore di queHa dì Lattan-tl% tio, poiché Gitolo da Perugia, pure tante volte nominai ofi con MacjnLl fama, e grida, conuenne parimente Iafciarui la vita , cntoi^d 1 In tale flato di cofe ritornò Tefercito Veneto, fenza tentare di vlmgm ! vantaggio, à San Bonifacio, doue, per Io già fallitogli penfiero , tratteneuafi timido,, ed irrefoluto. Lemilitie in Verona, tutte nrifac,°Ve-altresìbaldanzofe di hauerla dallo fcorfo pericolo preferuata, ercu°' giàclienonhaueuanopiùcontra chi combattere al di fuori, op-primeuano al di dentro.quei poueri Popoli, non meno à ciò con- '^oli di dotte dalTauidità infatiabile del Soldato, che sforzate dalle pa-.pnfr 'dT ghe, loro mancanti,per campar la vita. Altamente fé ne tormenJoLdalu tauano imiferi, epiùtofto, che foggiacere quiui dentro àquel duroaffedio, ardentemente bramauano, chei Veneti di fuori, con armi sfoderate, & apparentemente nemiche, dinuouo vi fi prefentafsero, qual pietofo Chirurgo à curarli;& à fànarii. Mentre feneftauan’eifi trà tali agonie, e defideri;, non più potendoli contenere alcuni de’Primati, e fpecialmente Benedetto Pellegrini, fecero intendere a’Capitani delTefército la loro diuota imitano r difpofitione di reitituirfi nel grembo della Republica ; ed eshibi-rono la Porta di San Giorgio aperta. Stettero gran pezzo per-plefsi i noftri, fedi accettare,ò non accettare tale inulto ; Ma con-ììderando finalmente, troppo codardo colui,che abbandona vna offeritagli grande Imprefa, per non porfi à rifchio, tutti concor-