LIBRO NON O. 567 mente refifteano, ed in tal guifa fcorrendo il. tem po, altro non fe-^uia dipiu, che qualche picciola, e non rileuante fcaramuccia. 11 Kè di Francia altrefi con ^ le ottenute felicità agitaua trà eccefljui T. timori l’Italia, e più dogn’altro il Pontefice. Poteaconfidar'anco. Ì la SatitàSua,che lapietàdelRèmedefimolafciaiTeillefo lo Stato Ecclefiaftico ; Ma non già facilmente fi.perfuadea, chefrceftèlo ' rteifo di Piacenza, e Parma» pretefi membri del Ducato diMila-no ; Nè tampoco di Firenze, in cui la Caia Medici haueaiiar-rogata tanta parte di fouranità . Se ne ftaua trà queftidubbi;, e queftifpafimi Leone, quando foprauuenne vna fparfa voce, che difperatamente precipitouuelo . Sifparie , chehaueiTèil Régià ordinato vn Ponte fopra il Pò,vicino à Pauia,,per mandar’à prendere le due predette Città, e fpignere per la Ara da di Pontremoli dell’altre militie à fcacciare da P irenze medefima i Medici. Tut-to confternato ipedigli fegretamente,e fenza faputa di Ceiare,nè di Ferdinàdo,vn Legato,per trattar feco di riconciliarfiLa Mae- r tgfH9 ilà Sua,che, nò oftanti li di lei profperi fucceiTi vera affai propéfa, ain* > v(X accolfe con molta veneratione il Miniftro, e preftò cortefe l’orec- 5",,jr pa' chio ai maneggi. Ne! digerirli,l*arma, e Piacenza grandemente contendeuano. Troppo il Papa ripugnaua à cederle, e cedendole , à disfar TInueftitura del Feudo in Giuliano fuo fratello, appena fatta . Altrefi coftantemente negaua il Rè d’acconfentire, Cmbiu[à fenza il loro rilaiTo, alla pace. Finalmente Leone,per non cedere alla forza il tutto, credendo miglior partito vnofpogliodi parte fpontaneo, fottoicriflfe alle feguenti conditioni. Che foffe tra lui > e*l Rèdi Francia vna confederata vnione in di fc* * . /. . 4 J J E Iuot Cx. a deli Italia . Che ajfumeffe in fe la Mae [là Sua dì proteggere la Santa Ver fona , lo Stato Ecclefiaflico , Giuliano>e Lorenzo de Medici, e la Città di irenze. Che ajjegnajje Dominio in Francia al primo , à Lorenzo, la condotta di cinquanta Lande, con rendite annuali ; e che Parma, e Pia• cenza fojjero rilafciate alla Mae fi à Sua medefima. Oltre à quefle pattuite conditioni , che furono le più eflentiali, voleuaiIRè obligar’il Papa anche àrimuouere da Verona le mi-litie^che dentro teneaui. Ma fi come ricuso Leone di tofto farlo, dubbiofo di troppo offendere l’imperatore, così à parte gli pro-mife alla prima opportunità anche in ciò di contentarlo * Dopo conuenutifi quefti due Prencipi in tal guifa, defideraron’anche di vederfi , ediabboccarfiinfieme in appuntato Luogo , per i loro oggetti ;il Rè , per attaccar con la fodisfattione del Pontefice il ■> Re gno diNapoli, à cui principalmenteafpiraua; ed il Pontefice, ue per afficurar, e migliorar più fempre col reale patrocinio le gran- dez-