libro PRIMO. I! cun tempo mai più parola, ò difficoltà. Subito intefa l’Amba« fciatore da Guido Vbaldo la propofitione, rappreientolla al Gouerno • Era difficile lo aflradar fi per vna via, fopra la quale, trouatifiancora degl’inciampi, bifognaua perneceffità temere. Il desiderio efficace nondimeno di efimerfi da gran trauagli, ef-fendo la maggior lufingache alletti, fuperò, che, dopo tenute-fi da’Padri più laboriole confulte, deliberaifero di fcriuere al-l’Ambafciatore ; permettendogli. Che fempre, che vedejfe di/po¡io véramente il Papa di mantenere Acc^n. il propoflo-, preftaffe orecchio al nego t io, e lo conchittdejfe ancora. jfo* Così pure maneggiollo, e fìabilillo con le più cautelate forme vV" il Miniitro. Gli promife, gl’impegnò il Pontefice la fua parola, elafuafede. Grande atteftò il debito . Confèisò, che la República non potea far più, fpogliandofi, per compiacerlo, de* pre-accennati Contadi, e di dieci Caítelli infierne, trà quali, il Ce- J/ *£m' fenatico, al lito del Mare, eSauignano, Toflìgnano, e Santo Arcangelo. Vn Nuntio Apoftolico pafsò in Romagnaàrice-uerli da’ Veneti Rapprefèntanti. La Santità Sua ne diede parte al facro Conciftoro^riportandon e vn’immeniàlode; e’I Senato, hauendo cercata con tante forme la bramata quiete, e ftima-to di hauerla afficurata in guifa, che non più foifero, Arimini, e Faenza, per intorbidargliela, volle foprabbondare col Pontefice in qualunque eitraordinaria dimoftratione di filiale oifequio. Spedigli à piedi gli otto Ambafciatori di obbedienza, che de- ^mbafcia. flinati gli hauea fino al tempo della fuaaifuntione, Domenico tb0erjiedniob‘ Triuifano, Procuratore di San Marco, Bernardo Bembo, Pao- lo Pifani, Girolamo Donato, Nicolò Fofcarini, Andrea Venie-ro, Andrea Gritti, e Lorenzo Mocenigo; i quali anche furono dalla Beatitudine Sua con benigna tenerezza accolti, e trattati. Pafsò così Venetia alcun mele, occupata più tofto in trattenimenti di Reai Maeftà, che trà inquieti configli, ed agitate rifo-lutioni. Vi capitò Alfonfo d’Efle, Duca di Ferrara, ch’era nuo- ^ uamente fucceduto ad Ercole, il Padre defonto, e che fù riceuu- nuca °¿ to, e fpefato in alta, egenerofa forma. Maffimiliano, che dice- 4 ua di voler venir e in Italia, per andar àRoma à prendere dalle mani di Sua Santità la Corona dell’imperio, pregò la libertà del paifaggio per quefto Stato, che gli fù prontamente acconfenti-ta, meno egli muouendo più parola, nè di Arimini, nè di Faen-za* Venne dall’ Africa vn’Ambafciatore del Rè di Tunifi ari- República. chiedere la mifìione colà di quefte Galee Mercantili, per corrif-pondenza di trafico,e di affetto. Sopitefi certe differenze, che à vertiuano col gran Soldano dell’Egitto, partirono per Aleffan- emta’ B z dría