fifé! DE FATTI VENETI Senato Venetiano. Preftouui pronta l’orecchio, & eraperdefii-mr*anco Pieni potentiarij, fe non foprauueniagli vno grade auui-ib in quegli fteift momenti àfoipenderla * Gli peruenne , che $!KK 8^fiappuntato l’abboccamento del Papa, e di Cefare in Bo^ punto m k)gna,Città i'celtaper minore incommodo della Beatitudine Sua, dei°Fapa,’e è per fito più opportuno ai pen fieri di amendue . Mentre ftaua la 4icejare. Republi Labramoia diiapernecon maggior certezza, e difcoprir-ne meglio le vere intentioni, il Papa medeiìmo chiaro fe ne efc prefTe, e agendo con la fua bontà le difpoiìtioni al negotio . Fece portar’al Senato daH’Ambafdatore Gafparo Contarini , e cfftcii aiu ¿a] Cardinale Marco Cornaro, ftrignenti offici; per la pace , es* tÌÌsuas'an- intefè , che anco hauea inuiato à Cefàrun Piacenza il Vefcouo ^¡drea Raiìmenfè con infocate premure. A quelli fòrti eccitamenti deh mfo se-1^ Beatitudine Sua mandò la Republica fubito à Mantoua il Se-gretario Andrea Rolfo , per ringratiar’il Marchefe dei zelanti motiui, da lui e&hih&i, e per ifcufar’infieme , feiofpendea per allora lafpeditionecolàde'richieiti Plenipotentiarij; poiché ìlCo-wento del Papa,e di Cefare,ch’era per fuccedere di punto in punto in Bologna, ed in cui doueuafi generalmente trattar di tutto,non permei teua, che altri maneggi nello iteifo tempo altroue fi facefièro . Frà i giorni di quelli negoti; partì il Pontefice da Roma; fi fermò alquanto à Spoletti, & indi fi trasferì, ed entrò in Bologna il giornoventicinque Ottobre^doue l'imperatore iui à poco pure e vicomparue.Trouatifi quiui infieme,co quelle forme confpicue,e E,ria nal lliaaan^T!e» ch’erano richiefle dalla gran Maeità delTvno, e dell* altro, fù il primo punto sul tapeto eflefolì quello, che maggior^ mente infaftidiua ; fù lo Stato di Milano , e la perfona di Francef-coSforza. Non era in tutto vergine quello negotiato. Se nera ancora pochi giorni prima pofitiuamente difcorfo, e forfè à quel tempoilirebbefi con facilità conchiufo, fe vna pretenfione, da Cefare sfoderata, non fturbauane l’effetto. Pretefe, che fe le do-ueilemciepofitare nelle mani le due Città di Pauia,e Alexandria* edaciò*della.tafi> non meno nello Sforza, che nella Republica t i ordinaria gelofia , ch’egli afpiraCe ad infignorirfi del Duca-, to> IVnonon vi hauea voluto affentire, nè l’altra con figliar lo,che ■tcUeàfiM viaffent^se ; anzi, che per maggiormente alienamelo, lì contentò Sto di il Senato di fargli vn’impreflito di trentamila ducati,e di far capi-mano. farjn amendue le dette Città delle fue militie. Ora riprefofi nei Conuentodi Bologna per mano il negotio, fi aggrauò immedia-•Dirgufìi di te Carlo delio Sforza , perche non fi folle trasferito colà in traVan- perfona ancoragli, quafi, che prefumeffe di contendere del pari cefo sfo r* feC0s fi degna ile , benche Va (Tallo dell’impero, di prefential-mmn¿umiharfegli. Penetratofi queflo fuo difgufto > fi come ii Sena-