fo DE’ FATTI VENETI briglia {ciotta, or amai entrati nel nofìro domìnio, vi fi fanno borribilmente fentire. Ma fe è {uperfluodi ponderar ui li trattagli cotanto a voi noti\ {e di eccitami la già eccitata fui/cerata deuotio-ne, qual hi fogno farà dimorare [oprai* empietà de* nemici ftefsi\fo-pra 1‘ingiuftiti a, che gli fpinge così ingiuriofament e à trattarci, mentre la noflra innocenza già comproua appieno, chenonfoìo non erra)simo contro di alcuno già mai, màche ¡empre fiamo fiati pronti (simi in {occor fo degli amici ; delle giufie caufi, e della vniuer-{al {àlute\ Le prejenti mojfe darme fono per quelle mede (ime cagioni , tante altre volte in quefto grane ConfeJJo difcorfe . Bafli à n-dtre, che già famo al cafo , ed al tempo. E* necefsario difender fi. Ricerca la difefaproutfiont, esenti, A raccoglierle ci vuol denaro abbondante, & efjendo eftufii da tante guerre gli erarij pubiici, altro rimedio non v’hà fe non che i priuati, i quali non haurebbe-ro i poderi ì e i commodi, {e il Prencipe conferuati loro non lihauef Je con la libertà, fi contentino, non già diremo, di dargli il proprio , ma, bene, àguifa dei fumi al Mare, reflituirgli l'hauuto da fui, per nuouamente riempier(ene. Conuiene, che, fe è/olito in vna {ola volta dt esborfar'e mueftir'ilmolto, per andarlo annualmente, ed a poco à poco moltiplicando, tanto più concorriamo volentieri à dar il poco,per con{eruarci,e per mantenerci il tutto. Ma non domino con le ragioni, e con gl'e (empi cercar di perfuaderui à (occorrere la Patria \ poiché quando il voflro mento deriuaffe dalle perfuafioni, non più e{sendo volontario, {irebbe men degno di commendatione , e di applaufo. L'efimpio {olo, che douemo addurui, fi a la nofìra medejima per fona, che già inufcerata in voi, fà , che ogni noflra ri-folutione diuenga efempio di voi me de fimi. Noi contribuiremo alla Patria i nefri baueri. Voi con noi vi compiacerete di far lo fleffo, e {fruiranno ivoftri ,edi noflri à flabitirfi perpetuo quel patrimonio * che più d*ogrìaltropr etiofo Capitale , cìhà lafciato la bontà de’ no■* (tri maggiori, per douer viuere arricchiti delle loro glorie. Fu afeoleato il Doge con attentiffimo filentio, e benche foife grandemente efficace il fuo dire , nulla penetrò di vantaggio i cuori di ciò, ch’erano di già trafitti dalla diuotaloro naturai paf-fione . Eshibì egli groifo contante ; Tutti gli altri, à mifura delle loro facoltà, eshibirono ; egrandenaiofù in pochi giorni di quefta fpontanea ragione, nel mezzo de’trauagli, confolatamen» fJnfmT' te vnito. Hanno in fe ileffe qualità di legge le attioni de’Gran-tiwprwa.di > onde parfo legge appunto al rimanente de’Nobili il foccorfo, te. ' che il Prencipe Loredano, ed i Padri del Senato, volontaria-mentehumiIiarono,imitoIIiogn’aItro, Brefcia tra le maggiori fu/dite. Città fù la prima, che deliberò nel fuo Configlio di affaldare à ¡5£ro' proprie fpefe fei mila Fanti. Gareggiò Luigi Auogadro nel fuo pri-