I L I B R O D E C I M O. 415 bramaua di confeguirla. Li pauentauano all’incontro Lautrech, e Alfonfo, l’vno, che già poco difcoito con forbito efèrcito non il potea,fe non credere deliberato àfoccorrere à qualunque coito la Città,e’l Fratello; e l’altro, che, già in pofleiTo della Campagna, e di prender luoghi, iacea più temere la perdita di Modona, e di Reggio, che fperare il procurato acquiito. Dopo hauere ben ventilati tra loro i pareri , fcelfero finalmente il più iìcuro, per efimeriì da iòuraftanti pericoli ; Nulla coniìderarono , chefe bene foile già paflato in foccorfo di Modona, e di Reggio il Conte Guido Rangone con buon numero di Fanti, e Caualli, fi trouaifero amendue quei Luoghi baitan-ti à difènderti. Meno , che il loro efercito poteife itar gagliardo alla fronte di quello de nemici . Furono concordi il Colonna, e’1 Pefcara di ritirarti, e incontanente, fpiantate le artiglierie, ritornarono tutti à San Lazaro , con tanto tumulto, edifordinevche s era preito Lautrech à dar IoroaddoiTo , haurebbe potuto con s* mwa non molta fatica diitruggerli. Porfe motiuo di gran itupore vna.X/ÌJSk ritirata cotanto fretoloia , e timida di quei due grand’ huomini; e atVurnu-fpecialmente il Pontefice dubitò aifai di qualche non penetrato imiterò. Dubitò, che non piacefleàCefare, eh eis’impadroni^ SofpeVl fe così preito di Parma, e Piacenza , con pericolo, che non più fidd curaife poi degli altrui intereflì contralo Stato di Milano Cefa-redalPaltra parte , concepì anch’egli gran dubbi; del Pontefice e ¿¿or*, medefimo, e tanto finalmente auanzaronfi ambidue nelle gelofie, ZumTtj ch’erano per prorompere in apertiflìmi difguiti, fejjli accidenti imo. felici, che tardarono poco a fucceder loro, non h aueiTero all’vno, ed all’altro tolta ogni occafione di ombre, e di fofpetti. Temè fpecialmente Carlo , che folita la Santità Sua divariar Configlio, poteife ripigliare qualche trattato col Rè Chriitianik fimo, ò fe non dirittamente con lui, con la Republica almeno, per accoppiarfi tutti infieme in vn corpojalla fua ruina. Volle per tanto procurarne toito il rimedio ; nè fa pendo i Prencipi ciò, che fia ^fmhjfcn puntiglio, quando , che loro può nuocere, mandò vn’ Ambafcia- tori di f Motore ordinario à Venetia, nulla badando , che già fi trouaifero %f/eng~ queit’armi vnite alle Francefi , per combattere accerimamente lefue. Fù la prima efpofitione fua. Che oramai fi auuedefie con lojua prudenza, il Senato mai [atollo E fuo0^_ di Dominio in Italia il Re di Francia, manifieftandolo egli ¡lejfo con quello,a cui auidamentelitre alpoffeduto^fpiraua.C he già pojfedeua il Ducato di Milano ; Che voleua il Regno di Napoli ; E che Je poi fe ne f°JTe contentatolo dicefse la Lega di Cambraj> C he fonico meZjZO, per terminare trattagli alla poucra Prouincta, e per porta in quella