LIBRO DVODECIMO. , 475 e con cui sera già impegnato con la parola, e con la fede di grata, mente in tal guifa corrifpondergli. Non potè il Pontefice ; non potè il Senato di ciò compiacer/!. Troppo perpetuata vedeuano la mifera Italia in trauagli, e troppo inuaghito Cefare di farfene entorto l’arbitro , e’1 dominatore . Borbone , inueflito da lui nel Í 5"* ¿ Ducato di Milano , farebbe fempre flato in necelfità di obbedir- ¡¡¡¡¿¿Jf* lo.Belìicofo,torbido,nemico implacabile coflui del Rè di Francia haurebbe tenuti continuamente in piedi gli eferciti, inquietata la Lombardia, edingelofita ípecialmente la República per la vicinanza de'iuoi Stati. La fola rimafta fperanza dunque fu, che il Ré Francesco, vfcito da’Iacci, non fofle per mantenire in modo alcuno ciò,c’haueuaconuenuto, legato, violentemente promettere, epareua , che anco ne cominciaffe oramai-ad apparire qualche principio. Li trattamenti rigidi, come prigioniero, vfitigli ; Le conditioni eccefTiue, & infofferibili accordate, troppo al viuo tra-figgeuano l’animo grande d’vn Rè di Francia, per vilmente fcor-darfene,edacconíentirui. Hauea la República già diftinati alla MaeftàSuadue Ambafciatori, per vn miftoofficio,difeco doler-fi delle fue paffatefuenture , e di rallegrarfi del libero ritorno in Francia . Ma richiedendo qualche tempo la loro partenza peri’ obligo di alleilirfi in confpicuo modo, nè permettendo IVrgenza veruno indugio, inuiouuifubito Andrea Roffo, Segretario , con ¿ incarico d’infinuarfi nella gratia della Maeftà Sua ; penetrarle ¿0 se-quanto più hauefie potuto nell interno ; ftudiar di renderla pro-cliueverfoiIfuo,&ilcomunferuigio > eCIementenel medefimotia • bifogno, pure loifteffoitilefeguitando,feceui miiiìone anch'egli di Paolo Vettori. Arriuato il Roffo in Francia, non trouò occa- e vaóio fion e per affiticarfi à penetrare i penfieri del Rè Francefco > e ad infiammarlo maggiormente in quel defìderio, di cui da fe dii vlpl -medefimo altamente ardea . Proruppe contra Celare nelle più rifentite doglianze . Rammemorò le forme altere,con lequali bauealo in Ifpagna maltrattato. Efagerò fopra le inique con- cf°nri[dCg' ditioni, e le duriflime catene im portegli, prima di concedergli la libertà . Efclamòcontra il fuo ingordo appetito in Italia , e con grand’impegni, e giuramenti di fincerità,e di fède conchiufe,di eifer pronto à nuouamente vnirfi in Lega con Roma, e Venetia, per abbaifare l’alta ceruiceall’odiato Imperatore . Paisò ancor Defider* più oltre . Pafsò à promettere , che farebbe flato il Rè d^nghil-*««*-terra parimente pronto ad entrarui ; e premè con tutta l’infiiten-za, accioche tantoilo vi fi muoueffero tutti giraltriPrencipi,e nct,a‘ faceflèro capitar in Corte poteri fufficienti,per dar la mano al ne-gotio, e conchiuderlo con la maggiore ricercata celerità. Partecipati dal Roffo al Senato talifentimenti ,giunfero effiin Oqo tem-