% 444 DE’ FATTI VENETI nemici derelitta, e aperta . Vi mandò Federigo da Bozzolo con daDo^oh limila Fanti, e quattrocento Lancie, il qual’anco non patì ve-».ccupaLo- runa fatica ad entrarui. Hauutafi da lui notitiapoi,chefoifeil Ca-du il elio di Cremona in neceifità d’ognicofa ,edin punto di arreder-fijimmediateaccorfeui, eriufcirgli di prouederloàfufficienzadi Soccorre il genti, e viueri,e fece con quella occafione ancoefperimento con- Cremona. tra la Citta ; Ma brauamente difefafi, pretto fi diftolfe. oltaTma Trattanto à Venetia gli Ambafciatori dell’imperatore, e del' inyano, lo Sforza efficacemente prega uano il Senato,accioche le fue genti oramai fi toglieifèro da Ponteuico , e ii tragittailero à Trecco ilhn^e oltre all’Àdda , per indi poter facilmente fouuenir Milano . Si Hpagiìuolt agitauano molto fopra tale richiefta quefti Senatori. Bramaua-ìnfoccorfo nopervna parte di còpiacerla; Opponea per l’altra l'abbandono pùbblici del proprio Stato, e’1 pericolo, che, portandofi tutte le lor’ar-ienato. mi colà quafi alla fronte di vnpoderofo inimico efercito, po-teife fconcertatamente auuenire, che, in vece di foftenere vna parte , ruinaife precipitofamente il tutto . Alla fine con la loro prudenza conciliarono ogni dubbio . Si riportarono à ciò cfot che il Duca d’Vrbino fopra il fatto^vicinoàtuttel’occorrenze, haueife conofciuto proprio di rifoluere , fempre con cautelato liguardo però alla conferuatione del proprio efercito, e di non arrif chiare in vn momento la per petuità del loro dominio. Ricevutone il Duca l’incarico, fcelfedi andaroltreall’Oglio, e di fermarti tra Martinengo, eRomano. Mane meno di ciò gllm pedali fi appagarono.Pregaronlo dinuouo,che fi conducete vicino à Trecco,e ie pur’anco non volea paifare con tutte le militie il fiume , fi compiacele di ricapitar*almeno in Milano, ad ogni richieda di Profpero Colonna,tré mila Fanti, e qualche numero di Ca-ualleria. Inclinaua à fodisfarli Vrbino, ancorché non ne com-prendeife il bifogno. Erano le militie in Milano in buon numero; Ne cominciauanoà comparir dellaltreda Trento nel Veronese, fpinteui dall’Arciduca ;e’l Vice Rè di Napoli, DonCarlo Lanoia,già fi trouauain cammino à quella volta con le fue Spa-gnuole; così che andandouietiandio le Venete, poteano più torto anguftiar’i viueri, che dilatar la difefa. Ma foprauenne alla Republica vn’efficace motiuo, per ponderar meglio ancora i fuoi patii, prima di auanzarli. Giouolle intendere, chefitrat-taife gagliardamente di pace tra l’imperatore, e’IRè Francefco, riattanti e che perciò l’Arciuefcouo di Bari, allora in Fràcia Legato Apo-impellto- italico, fi foife à tale oggetto frettolofamente condotto in Ifpa-Sna • Non era ^ fenato di neffuna cofa bramofo più, che di vedere que due Prencipi riconciliati ; poichc dalia loro concordia di-pendea la quiete fua, e di tutto il inondo Chriitiano. Ma l’vdir Ce-