LIBRO VNDECIMO, 42? timore. LeLancie, che v erano già entrate, fi pofero frettolofa-mente à fuggire, Praticò il medefimo la Fanteria, ch’era per entrami ; ed allora gliSpagnuoli, montate lemuraglie» efcaglia-tiui fi dentro, faccheggiarono, vccifero, diftrufiero. Sortiti poi contra i fuggitiui, ne menarono gran parteàfil difpada*trouan- d/pYen' do Federigo da Bozzolo àfua gran fortuna l'opportunità diial^ uarfi. Prefa Lodi, s’impadronirono di Pizzichitene; ne rallentando la mano alla perfettione deli’opera, pacarono fenza perder tempo,à ftrignerecon tutteletforze Cremona* Lo Scudo , che v era dentro,vedendo di non poter a lungo difènderfì,fenoli « /om> veniua gagliardemente foccorfo, eleiTe yn’artifkiofo partito ,5a> Cr^non4’ peua, che s’erano finalmente podi in cammino diecimila Fanti* e quattrocento Lande di Francia, e cercando di hauer tempo per Che tutta attendere la lor coni paria, mandò à offerire a* nemici di arren-Urelu' derfi, ma nel tempo limitato di quaranta giorni. Non difpiacque la propofitione àProfpero j anzi ché venne col fuodefìderkvper appunto ad incontrarti. Afpirauaà prender Genoua, per icac-ciaruiilDoge,OttauianoFregofo,erimetteruigli Adorni. Se non pattuiua con lo Scudo,erasforzato fotta Cremona à fermarli, &à differire necefTariamentequell’altroattacco. Condefce-fe per ciò alpropofito, ilquale rimafe conchiuiò nella feguente maniera « Che fe nel termine di giorni quaranta nonfofjègiunta eli Fran-eia vnejercito b a fi ante, o à poffare per forza, it Po , ò à prendere EJuo> qualche Cittàprefidiata y e murata del Ducato di Milano 3 doueffefaolu lo Scudo vfeire di Cremona à bandiere /piegate con /’artiglierie, e le militie . Che oltre a quefla re fa, sintendejfe parimente obliga-to à procurare, che lo fiejjo facejfero tutti gli altri Luoghi, e Città, che teneuanfi ancora nel Milanefe ,foggette alla Francia , eccettua-te le Fortezze di Milano, di Cremona, e di Nouara\ e chefòjse per me fiso <£ Francefi libero il paljaggio di là da' Monti con le perfine, gli haueri, e tarmi, douendofi bine, inde rilaficiarei prtgior ni in libertà, Stabilito/! quefto accordo % e con eflodifoccupatoii Profpero, da Cremona, iene andò àGenoua, ftrignendòla fortemente da rnftr0 due parti. Il Doge atterrito, cominciò fùbitoà trattar di arren -fottoGeno-derfi, mà entrato in Porto nel tempo ifteffò Pietro Nauara conu*' due Galee Francefi in foccorfo , e fofpefòne il trattato alquanto, non perciò i nemici definendo di tormentare con le artiglierie le muraglie, vi rumarono vna Torre, e vi fecero così larga breccia, che non fuui più tempo di negotio . Entrarono à fòrza in Città, econftragehorrenda , e con ricche prede infìgnoritifi, fer- ... marono prigione il Doge, edilPefeara, epoieroinfede, Anto* de.“ preH~ niot-