734 DE’ FATTI VENETI "Progrtffi Profeguì in tanto il Duca d'Alua nelle fue già incamminate vit-PJiììa]'1 torie. S’inoltrò in Campagna di Roma, prendendo, incendiando , eimpadronendofi, e fece* chela medefima Città ne fendile più da vicino le fiamme. Hauea già il Rè di Francia, e per i negotiati, feco tenuti dal Cardinale,eperi detti iìrignentiffimi bifogni, fatto ammaiTare vn’efercito di dodicimila FantUdi quattrocentohuominid’arme, e di fettecento Caualli, per fpignerli iotto il gouerno del Duca di Guifa in foccorfo della Beatitudine Sua ; ma troppo lontano, ed incerto l’arriuo di queile genti,e troppo vicine,venédo minacciate dal Duca d'AIua, iìgittò Paolo al partito di qualche diueriione. Madò in Aicoli Don AntonioCarafFa,Marcheiè di Montebello, con tutte le militie, radunate dalla Marca, Lombardia, e Romagna , e con molti Caualli Francefi, venutigli dalla Mirandola, & ordinogli, che, paifatoilTronto, entraile adinuaderefenzare-Diuerfitm miiiìoneil Regno di Napoli . Adempì compiutamente il Mar-*ei pegno chefe l’incarico. Scorie di primo ingreifo il paefe , e fuperouui di Napoli. ^ontragUerrajeGor£oboli,che glifi arrefero à patti. Ma il Duca d’AIua colà prefto àccorfo, fi come da vna parte, allontanan-dofi , folleuò Roma dagli imminenti trauagli, conforme al pen-fflpintt' £ero ¿e{ Pontefice, così coftrinie il Marchefe, aiTai minore di forze di lui, toilo à ritirarfij &à rilafciargli liberi gli occupati Luoghi. L’horridezze del Verno crefciute in quello mentre , danneg-giandorigorofamenteglieferciti. gli sforzarono dalle loro fredde ingiurie à riparar fi. Fermaronfi gli Spagnuoli, diftribuiti a’ Freniti a Quartieri,in proipettiua de’confini; e diftenderonfi gli Ecclefia-Qu artieri. ilicifopraleRiuieredel Tronto , per iui attendere la bramata comparfa del Duca di Guifa. Trà queile attentioni, e ripofi entrò il nuouo anno, fenz’altro 1557- difturbo, ò difplicenza alla Republica, che la fola ordinaria, che àfftiggeuala, delle altrui moleitie. Comparue poi à maggiormente perturbarla vn Legato ilraordinario,mandatole dalla Beati-tudineSua conefficaciiiìmeinilanze, perche feguitaiTe il Senato Tapantt l'antico inilituto de fuoi pi; Progenitori, intraprendendo à di-netia per fendere la Chiefa, e la Santa Sede Apoilolica, barbaramente vef-ficcorji. ^ 5qUarci5 queilo officio i cuori appailìonatiifimi de'Senatori pe’l loro viuo defiderio d’inchinarfi à quelle premuroiè ilimate richieile ; Ma iè da vna parte li rapiua vna Chriiliana diuota pie* tà, troppo altresì li teneua incatenati Tamicitia, e la fede, c’hauea-Feho Cd_ no frefca mente il abilita col Rè Filippo di Spagna. Per non m an-peiia se- carperò à tutto quel più,che poteua egualmente ridondar'in be-ne dell’vno, e dell’altro, inuiarono alDuca d’AIua Febo Capel- la Se- ^