48 DE FATTI VENETÌ Auuicinatofi allora alla Terra tutto intero il corpo dell’eièrcito, ed alzatoui contra il Cannone,imprefse in poco tempo così grandi le aperture nelle muraglie, che coilrinfeidifènfori, per non miferamente perire, ad arrenderti . Fù graue la perdita dique-ui n* ilo Luogo per fe medefima; per le militie refiateui eftinte, e per la prigionia , che ieguìde’ Rapprefentanti, e Capi principali, tra conhpri- quali ciò anche toccò ad vn figliuolo del Proueditore Morofìni; ¿fonia de' Ma fopra ogn’altra perdita,e pacione, trauagliò molto in quefto capi. primo fuccefiò l’augurio. Occupatoti pofcia da’ Francefì qualche Luogo picciolo, faflofjmenteinnoìtraronfi fotto Carauag-Carauag- gÌO . Quiui però non trouarono la facilità fuppofla .Fecero quei S ffan0 di dentro gagliarda tefta ; fortirono coraggi ofa mente più volte, Empiiti e li sforzarono finalmente ad vna vergognofa ritirata, ripaffan-J> affano l ’ do l’Adda, e ritornando co’fatti prigioni all’efercito. NeH’ifteffo tempo, che Carlo d’Ambuofa fi traffe in quelle parti con li prenarrati accidenti, Francefco Gonzaga, Marche-ìlaMhsfe- fe di Mantoua, che s’era già vnito con gli altri in Lega, e fatto- li comra fi flipendiato del Ré di Francia, fi portò à combattere Cafale, lajaie. fortezza vicina alla ripa del Pò , e di rimarcabile rifletto. Le fù improuifo, le fù di fpauento l’afsalto, per Io che, perduta Pani-e io pren- mofità, accordò iiibito di arrenderti, e retto prigione Alni-fe Buondottori, che n’era al Gouerno. Pafsò dopo il Mar-ri [otto chefe ad Aiolà, quiui itimando d’incontrar’ancora la mede-2' fima facilità . Ma Federigo Contarmi Proueditore, non fùdi quel timido configlio. Abborrì di foggettarfi rinchiufo, & à difcrettioned’vn tenueafsedio. Vfciglicontro con le militie, e con tutti quei della Terra, elorifpinie, el’obligò ben pretto ad f0[eYifpin- allontanaruifi. Dopo di quella ripulfa concepì il Marchefe vna gran paura delPAluiano, intendendolo auanzato con quattrocento lancie, trecento Caualli leggieri, e quattromila Fanti al arManto- Ponte delle Molle, onde gli parue bene di ritornarfène àMan-'UvaUo toua* Comparfo intanto f Araldo à Venetia, per denonciarui Venml.* la guerra, già proditoriamente principiata, eflimatofi bene di non riceuerlo pubicamente in Collegio, fù fatto per le Scale fè-grete lalire il Palagio, ed introdurre per non offeruata Porta, affine di togliere il concorfo numerofo della gente, ne dare occa-fione ad vna popolare curiofità forfè di fouerchiamente intimo-rirlène- Intimolla coltili ad alta voce. Vguagliò aH’ingiuftitia !a e llraboccheuoli concetti, fe indegni allora di effer detti, meno degni alprefènte, perifcriuerfi, a’quali corrifpolè con egual fenfo il Doge Lor edano, rinfacciandogli. dÌ^Doge Sì'1 ^lran merito della Republica, nell*hauere/palleggiato il fuo Rè in Italia 3 e piantatoci il piede nel dominio di Milano, era la fola cario-