470 DE FATTI VENETI folo fine, che non ne feguifsemai l’efFetto. Andarono vari; caiì fuccedendo poi ; vnoipecialmente, che accertò appieno più ancora la fmifùrata ambìtione di Carlo in Italia. Fù imputato di vn’ uenutT altra colpa di più lo Sforza.Fù imputato di hauer tenuta la mano 7rIiv\lfor- advn’infidiofoconcerto di tagliar’à pezzi l’efercito Imperiale, za.° per liberarfi dal giogo , fotto cui Io teneuano queiCapi infofferi-bilmente oppreìfo ; onde prendendo vnnuouopretello da ciò il ri Vefca- cara ’ prima occupò alla icoperta ,innomediCefare,Lodi,Pa-rj occupa uia, Pizzichitone, e molte altre fortezze fopra le ripe dell’ Adda, luoghi™ efattepoicia allo STorza,per nome del fuo Signore,molte inamif-fibilidimande; ricercollo fra le altre, che gli cófegnaffe il Cartello di Cremona, e gli permetteffe di tirar trincee intorno à quello di mSì Milano,incuigiàtrouauailloSforza medelìmoricouerato. Prosami*. curc> ¡Ifouraprefo Prencipe di liberarfi da tali violenze con molte ragioni; Ma il Pefcara, in vece di ben riceuerle, pretendendole ingiuriofe,cortrinfe il Popolo à giurare fedeltà à Carlo Imperali >ai/»- tore ; Cominciò intorno al Cartello i lanori, e benche dall’al-v* fulminaifero le artiglierie, non per ciò fù poftìbile d’impe-**>• dirli,nè di ritardarli. AggiuntafialTaItrequertatantanouità,fi accrebbe molto più il timore ne’ Prencipi della Prouincia.Confi-rr)rr.CiPi derauanoCarloconl’Italiafotto i piedi, e col Re di Francia nel-t'i timori/. ]e mani. Se ne pauentò più d’ogn’altro il Papa; e iì riiolfe il Sena-1:7 °senat0 to di fofpendere per allora ogni maneggio,troppo vicina feorgen-ii'ÌSIÌ dola Prouincia ad vna incatenata feruitù. Rifpondeuaper ciò a* “ Miniftri con generali ofliciofitàd’vn*ottimadifpofitione;efepu-repreciiamentefiapriua di qualche fentimento, era egli, di eccitare la Maertà Sua à concedere vna volta l’Inueftitura del fuo Ducato allo Sforza, principale fondamento, per fermar la pace, e la quiete d’Italia. Frà tante fintioni, difeordie , e fucceiTi giornalmente fi aumentauano a’Francefi libifogni di procurare, che il Papa, e la Republica con loro fi confederaiTero. Impegnauafi la Reina, di far capitare in Italia diecimila Suizzeri, e di contribuire ognimefecinquantamila ducati. Abbozzauafi,chetràla Santi-\Ahb*& tà Sua, e la Republica medefima fortero porti in Campagna ven-tiduemila,e più combattenti.Chel’Armatemarittime,Francete, Francia, t e Veneta ,fi portaifero all’attacco del Regno di Napoli,odi Ge-icnetu. nol]a e chelaFracia nel tempo medefimo fpigneife vn grand’efer-cito a’ danni della Spagna. Veniuano anco à dar fomento à querti d!tufinl diuifati mouimenti Tarmi irterte Imperiali, che non poco s’erano to\rjip7rid- in que’ tempi diminuite. Era fucceduta la morte del Marchefe di Peicara. Si trouauano per ancora in Ifpagna il Vice Rè, & il Duca di Borbone;onde rimanea l’efercito in Italia non bene aflìfti* to ; non autoreUolmente diretto; non volentieri veduto da’Po*« poli,