188 DE’ FATTI VENETI gio di qua dal Pò, e della diilruttione da lui fatta d’huomini, e di barche, fù già ballante di muouerealla ritirata da quei luoghi il Prato, onde fe ne fé Padrone fenza sfoderare vna fpada, così egl i pur’ora non aifalito, che dal folo fparfo concetto, ed empiutofi di timore, che accoppiandoli le Venete allemilitie Ecclefiafti-che, poteiTero intraprendere contro di Ferrara, ripaisò aniìofa-mente il fiume ;ritornouui dentro, ed in quella guifa, abbando-37foJuhe nando il Polefine, e le fue vittorie, ei perdette, e la Republica fi npaffa h rimpolfelsò, fi potè dire in momenti, di Rouigo, egeneralmen-m'nneti tedi tutto quel tratto. Così girauano fopra la ruota della For-tipìgiiano. tuna, ora profperi, &: or’auuerfi da ogni parteicafi nel Verone-giTaiiri e fe, nel Vicentino » nel Padouano, e nel Polefine. Altroue fi ri-¿-uogbu CUperarono vn’altra volta da* Veneti le due Città di Belluno, e Feltre, e nell’Iltria, e nel Friuli ribatteuanli à vicenda col piè de* Cor, Bell:<~ Caualli, ede’Fanti miferamente le ceneri di quei disfatti paeii. m..tleU Intanto il Pontefice, già deliberato all’acquiilo di Ferrara, capitò à gran rifolutione di paifare perfonalmente à Bologna, per potere, con la fua rifpettata vicina prefenza, preftar maggior calore alia gran molili, & all’ardua Imprefa. Partì da Roma, fe-guitato da’Cardinali, e da più Prelati per la Flaminia, e da Spoleto voltatoli à mano diritta, peruenneàLoreto. IuinelFado-rata Cappella celebrò egli itelfo la Santa Meflà, e d’indi negli . vltimi di Settembre, fece in Bologna il fuo ingreflò, più conci-"rsftato, che mai contra Alfonfo, e più che mairifoluto d’alfalire Ferrara Per terra, e per acqua con le fue, e con le forze Vene-Fir rara. tiane vnite. Non haueua il Rè di F rancia fofpefèmaìle più dolci infinua-tioni feco, pur per tentar, non citanti tanti detti, e tanti fatti au-uerfi,di placarlo ancora; e’1 defiderio ecceifiuo non mai difperan-InfinUiitio do, lo fece tanto fperar’ancora, cheli condulTefìnoà promettersi* re di priuar’Alfonfo della fuadifefa, e di rimetterne il giudicìo, fnmtias j-na fegretamente, in perlòne, che hauelfero à decidere con la fo-disfattione della Beatitudine Sua. A Ila fine conuenneil Rè quella volta beneauuederlì ,che quando l’odio nafee per ambitione, nonfana mai. Accettò Giulio la di lui offerta difèpararfi dal Duca» punto, c’haueua fempre dimoltrato, che folle il principale, anziTvnico,perrappattumarfifeco; MàfuperatOjchel-Ctuf;fibfr‘ hebbe, ne meno di ciò fu contento. Vn’altra fodisfattione sfo-«>u>!er derò molto, per auuentura, maggiore . Sfoderò, che doueife porre Genoua in libertà; onde non più potendo à tanti vilipendi] patìentar Luigi, rifolfe di cangiare interamente lamalfima, e lottile, fino allora praticato in damo. Lafciòi dolci blandimenti, e fi gittò altrettanto all’afprezze. S’im-