4o8 DE’FATTI VEN ETI to lui ritolte dal Ré di Francia , ed incorporatele nello Stato dj Milano . Finalmente la varietà delle .cagioni non diuerfiiìcò gl* effetti. Seguì l’vnicne, e feguì cogli accordati feguenti Capitoli • e capitan Che tra tl Pontefice >e Carlo Quinto Imperatore, e Re di Spagna. fpnchjufi. fofse colleganza i e pace perpetua a difefa fcambieuole de* comuni Stati, ed infieme di Firenze,e di Cafa Medici. Che fofse afsalito lo Stato di Milano, quando, e come fe ne ßabi-lifsero i modi, e'I tempo Che Parma,e Piacenza, acquißandoß, ri-tornafsero alla Chiefa, con le ßefse pafsate ragioni. Che ß douefse confinar'il Ducato di Milano àFr ancefco Sforma figlino lo di Maf fimiìiano, con ob ligo a *Collegati di proteggerlo ,econferuarlo in tutte le occaßoni. C he ac qui flato il Due ato,fofse tenuto Ce far e di aiutar farmi della Chiefa contrai di lei Fendatarij, e fpecialmente contra jjlfonfo d* Efi e, per t or rii Ferrara. Che ß accrefcefse il cenfo al Re* gno di Napoli, Fjf inucjfttouiy yilefsandro de' Medici, figliuolo naturale di Lorenzo, con l’afsignatione dentroui di qualche Stato per dieci mila Ducati di rendita \ e che al Cardinale pure de* Medici, ve-nifse afsignata vnapenfione d'altri dieci mila fopra l Arduefeouato di jT ole do s allora vacante. Fermateli di quello tenore le conuentioni tra il Pontefice, e 1* Imperatore, e continuandoli à tenerle fotto vn gran filen-tio, dirizzarono tutti 1 i penfieri contro di Milano, e Paltre Città del Ducato, prima, che ne trafpiraffe inditio. Pareua, che anco /¡“¿‘¿di fauorifse Popportunitàildifegno. Era già partito per Francia °rudiMi-Lautrechdicommiflìonedel Ré,&haueaIafciato,fino alfuo ri-hu„0! 1 torno, Tomafo di Fois di lui fratello, nominato, Monfignor lo Scudo. Si trouauano le Fortezze dello Stato fprouedute affai,per la confidenza di pace, che allora correa; onde le fpeniìeratezze degl’vni, e le diligenze appuntatefi dagli altri, fivniuano à promettere facile l’imprefa. Ma diffìcilmente vna cofa paffata per rnolti configli > può conferuarfiin tanta fegretezza, che alla fine ajcun barlume, per qualche via, non ne apparifea, Erano molti li fuorufeiti di Milano; molti gli adherenti, neceffariamente cpniàpeuoli ; e Francefco Sforza in Trento trattaua da lontano fìranov con mcffi continui reciprochi. Ne prefe qualche fofpetto Io Scu-f rance fi • do> nè perdè tempo, in ogni cafo, per difènder fi. Procurò genti; diftribuille trà Milano, e l’altre più efpoite Città, ed hauendoin-iquali in- tef°> che molti de’ predetti Fuorufeiti s’erano infidiofamete fpar-Wcon° Ü in più Luoghi del Ducato, fu loro dietro, infeguendoli fino à fio t fuo- Reggio su le Porte, doue il Governatore Pontificio, che vera rm' » dentro, ben’informato de’ trattati, e de’ concerti, con gran pron-tèzzaliaccoliè. Altamentefene lamentò lo Scudo, efagerando, che nelle Città della Chiefa, con cui il Rè Francefco conferuaua