374 DE FATTI VENETI Colonna, con Sedunenfe, e con molti fuorufciti di Milano batterono coniulta i Capitani fopra che deliberarfi. Fu l’opinione de’ Veneti, ben diritirarfi dall’aifedio, non già di vfcire da quel di-ftreto, per rtondar mdiciodifuga;fermarfiaIconfìnein vnbuon’ alloggiamento^doiferuandogli andamenti de’nemici, per poter coglier’anco quei vantaggi, che fumminiftrano fpeiso l’oc-cafione, e’1 tempo. Ma iFranceii diueriìricando da quello Coniglio , vollero vfcireafToIutnmente dal Brefciano, trasferendoli àPefchiera. Vi comparue poco dopo anche Borbone confette-centoCauaIli,equattromila Fanti, e deliberarono tutti di non partirli di là, con oggetto d’impedire all’imperatore di pafsareil Mincio. Ad ogni modo nè anco quello fuccedette. Profeguì egli auanti. I Francefi > in vece di andar’ad opporfegli, in conformità . del deliberato, anzi allontanatili, tragittarono con tutte le forze il fiume, rigirandoli à Cremona, ecosì entrò Celare fenza alcun ajZTld impedimento nel Brefciano. Trouatafi la Maeltà Sua da quella Brtfiuno. parte alla fronte la Fortezza d Aiolà, né reputato à fuo decoro, nè à fua iìcurezzadilalciarfela alle fpalle accinfe à cóbatterla. sono Eratii dentro Francefco Contatini Proueditore, Antonio Mar-pfiincefco j Pietro Longhena, e Georgio Vaila, con foli cento huo- cUnmini d’arme, e quattrocento Fanti. Ciò non ottante nulla pauen-rwu-M»- tarono ]e loro poche forze, nè le tremende nemiche. Intrepidi relìfterono ai colpi delle artiglierie, & à gli incontri degli afsal-ti, e final mente arroifitoiì Maffimiliano di confumar’inutilmen-tegran tempo ,egrand’armi fotto quel Luogo, non tanto forte, che vMi- 8^ ^ tolfe,pafsò l’Oglio à gli Orzi Nuoui,& andò à Soncino. Par-£a à mi- ue a’ Capitani Francefi allora di lafciare in Cremona trecento fidando Lande, e tre mila Fanti, e di ritirarli oltre all’Adda con penfiero Cj0^Fran' ancora di impedire il palTo a’ nemici. Ma da quella ritirata à ceji oltre buon conto procedette,che le Terre,ed il Paefe trà l’OgIio,Ì’Ad-titirano*^ da , & il Pò, eccettuate le due fole Città, di Cremona da’France* fi, e di Crema da’ Venetiani,pofsedute, s'humiliarono volontariamente à Maflìmiliano ;& egli da Soncino auuicinatofi alI’Ad-da,per paifar’à Pizzichitone,e trouatoui impedimento,fe ne an-Miffimii-- dòàRiualta. Ogni moifa fua porgeua vn'immenfo timorea* m. ‘ " Francefi, nè fi fapeua congetturarne il perche; Finalmente tanto C^uPjf™J nella paura precipitarono,che non fu più poflibile di trattenerli. Impauritili oltre modo, che potettero i nemici guadare in più Luoghi l’Adda medefìmo, coriero con ¿anta fretta à riccuerarfi in Milano, che dierono più indicio di fiiga,chedi ritirata,ed obli-Auf»no.in garono i Veneti neceflariamente à ieguitarli. Quiui dentro cimili , nè pure ancora pareua loro di trouaruifi baltantemente licuri, e tanto i Capi coniìernaronfi;che fei Proueditori Veneti,Gritti,e Tri-