LIBRO V N DECIMO. 455 duta da CauaJieri Gerofolomitani, impoiTeiTatifi d’effa al tempo, che gl’infedeli fcacciaronli dalla Santa Città di Gerufalemme; e benché fituata folle tràlefauci del grande Impero Turchefco , e del Soldano dell’Egitto, ne haueuanoin ogni modo con gran valore mantenuto fempre gloriofamente il dominio. Venuto in peniìeroà Solimano di acquiftarla , fi diede à comporre vna riut immenfa Armata . La Republica , fe bene amica Tua , non mai celiando però di temere, aumentòancor’ella le fue ordinarie Ga-lee ; Deitinò Domenico Treuifano, Capitano Generale ; Incari- i0 collo di auanzarfi à Capo Malio, per quiui itar’oiferuando à qual ^¿;njco canto que’Barbari fi riuoIgeffero;efe Cipri, Candia , ò qualche Treuifano altro Luogo Veneto fofse da loro infedelmenteaifaJito, andarliGenerj e ' feguitando,edimpedendo.Scoppiòilfulmine contra la detta Ifo- ^ymta la di Rodi, che venne foftenuta per qualche tempo da quei Caua^ liericon pruoue indicibili di gran coftanza; refiftendointrepidi di. alle mine, alle batterie, agliaiTalti, alle penurie, & aidifagi eftre-midi tutte lecofe . Finalmentetrouatifinon piùiqnumero, per difenderfi; priuidivittuaglieperviuere, e per i larghifpatij delle già diroccate muraglie impoifibile oramai l’afFrontaruifi, eri-fpignere agli aiTalti,còuenne il gran Maeftro della religione proporre la rela à nemici ; Pattuì di vfcire lui, iCauaIieri,etuttigIi altri dell’Ifola lènza alcun’impaccio;SoIimano, che v’erain periò-na, fece loro il tutto pontualmente mantenere, e queita deplora-biliifimaiciagura, per più tormentola memoria à Chrifliani, ven-ne à cadere nel giorno iltelfo , che il noftro Redentore nacque al Mondo . Niuno de’Prencipi fe ne aftlilfe più della Republica; mentr’el la più d’ogn’altro haurebbe bramato d’impedire col fuo dciiT^ proprio fanguequell’occorfa infelicità . Ma che poteua far fola ,PHbtlca' fe non rimanere appunto fola , com’era tant’altre volte rimala , berfaglio de* TurchipHaueafrefcaméte confirmata con Solima^ noiapace.Hauealaolferuatafincerametequel barbaro.Quanda nel tempo ifteifo, ch’egli fe le dimoftraua fedele, ella infedeimen-te gli haueffe rotta la guerra , penfiil Mondo il fiero fdegnoven-dicatiuo d’vn Tureo, fe iniquo, e crudele, anche nelle cofe ingiù-fte, quanto più combattuto,ed oltraggiato à torto . E quali affluenze haurebbe potuto fperare quella Patria dagli altri Prenci-pi,andando con la fua pietàà fagrificarfi per IVniuerlàl falute . No già quello poteua facilmete attendere dall’imperatore Carlo Quinto, che inuaghito d’impadronirfi di tutta l’Italia, e pauroio d’effere principalmente oppoflo dalla Republica , non haurebbe forfè hauutoà fdegno di vederla Iungiin vna tanta guerra occupata. Non l’ifteifo Rè di Francia , che tutto intento à ricuperar il Ducato di Milano, ed acquiltar’il Regno di Napoli, haurebbe Iii per