573, MMX, OTTOBRE. 274 Come ha ricevuto più lelere nostre, 1’ ultime di 30 et ultimo Lujo, zereha le cosse de Napoli, et motion di Conti di Lodron. Andò a parlar al Gran canzelier pregandolo volesse parlar a monsignor di Chievers si provedesse, et scrive le parole li disse, a le qual esso Canzelier rispose dolendosi di queste motion di Conti di Lodron ch’è conira la mente dii Re, perchè Soa Maestà voi viver quieto per poter al bisogno atender contra infideli, et disse li desse un memorial di tal cossa. Scrive zercha le cosse di Napoli. Disse esser zonto de lì il conte di Chariati, vien di Napoli, con il qual se informeria. Scrive, questi dì la corte è di mala voja, e stanno in consulti per le cosse di Chastiglia. Et per do cavalieri venuti per le poste, hanno auto quelli successi seguir, et che volendo sedarli, è bisogno la Cesarea Maestà torni de lì in Ca-stiglia, perchè domino Antonio Fonsecha capitano zeneral di questo Re de lì, volendo trar alcune ar^ telarie erano in Medina dii Campo, per expugnar Segovia, quelli di la terra non volseno, e lui fe’ impiar focho in parte di la terra, aziò che andando a stilar- lo potesseno quelle trazer; ma non si curorono, sichè el luogo processe e brusògran parte di la terra, con danno di ducali 600 milia, et il capitano Fonsecha è fuzito in una sua forteza per fuzer lo exercito di ditte comunità confederate insieme. Et etiam Vala-dolit ha mutalo governo, e il Cardinal di Tolosa, era a quel governo per il Re, par sii intralo nel Consejo, volendo proveder come voleno quelli di la terra. Da poi zonse lì a Bruxelle il reverendissimo Sedunense, è do zorni, qual fo incontrato con molti per honorar-lo, et è venuto per far riverenlia a questa Maestà. Quella li vene conira fino a mezo la sala; el qual^p«-172* blice disse poche parole, si alegrò di la crealione di la Sua Maestà in re di Romani et dii suo felice zon-zer in Fiandra ; poi intrato in camera con Soa Maestà, stete alquanto, et con monsignor di Chievers e Gran canzelier, et il zorno sequente poi pranzo il Gran canzelier e alcuni altri veneno da esso Cardinale. Si dice ha exorlato il Re a venir in Italia a incoronarsi, et li oferisse sguizari eie. Lui Orator nostro è sialo a sua visitalione, con parole zenerale di l’amor li porta la Signoria nostra. Sua signoria rispose è bon servitor di quella, et sempre ha potuto operarsi a beneficio suo, 1’ ha fato, dicendo è venuto qui per far riverentia a questa Maestà, et aziò scrivi al re Christianissimo non dagi favor a la sua parie contraria, come fin hora ha fato zercha il suo episcopato di Syon e altri benefici!. L’orator dii Papa è stato dal Re, qual ha auto lelere di 28 di Roma, in risposta zercha investitura I Marti di M. Sanuto. — Tom. XXIX. dii reame dì Napoli e di Sicilia ete., sichè si trata questa materia, il qual nontio è lutto imperiai, nominato ____Scrive e suplica sia dato modo che lui Orator possi repatriar. Dii dito, di 6, ivi. Come ha auto lelere di Pranza di l’Oralor e di la Signoria nostra, di 20 dii passalo, et è risposta di quanto scrisse che li havia diio il Gran cauzellier, zercha voler dar le investiture dii Stato. Andò da esso Canzelier per farli la risposta ; qual trovò esser con altri secrelari in scriver letere a li Rezenti de Ispurch, zercha ultimar li capitoli di le trieve. Item, a li Conli di Lodron si abstegnino perchè il Re voi continuar li capitoli di la trieva, et a Ispurch che mandi a ultimar le differenlie di deputati in Friul. Quanto a le cosse di Napoli, disse saria col conte di Chariati et altri comessari, el se informerà; e l’Oralor disse è bon ultimar queste cose, perchè la Signoria li sarà ben riconoscente. Esso Gran canzelier intese la risposla del Senato zercha la proposta fece, come prima se dia ultimar le difte-rentie, poi si trateria de etc. Disse le parole usoe. Non fo dal Re nè da Chievers, ma da lui, aziò si facesse una pace di christiani e si potesse attender contra turchi; con altre parole, ut in litteris, ma ben si duol che di Pranza à inteso il tulio è sia co-munichà a quel Re, dicendo è slà mal fato, perchè il re di Franza non voi la Signoria toy la investitura da la Cesarea Maeslà ; e sopra questo disse come il Re l’avia dito al suo orator è in Pranza. Concludendo, si atenderia a ultimar li capitoli di le trieve, et li hanno revisti, et è bon si ultimi quel capitolo di dar il quarto di le inlrade a lì foraussili; et benché si parlò di scudi 8000, tamen non hanno auto nulla, che se li havesseno auli, non molestariano il Re. Quanto a le cosse di Friul, li capitoli dice chi si ha si legna eie. Aduncha, non sono ubligali a darne j nula. Esso Oralor rispose che non se intende a le possession di subdili, ma ai beni dei contraenti, eon altre parole; concludendo, non li pareva disputar in puncto juris con soa signoria; bisogneria qualche dotor excellenle. Item, quanto a le cosse di Napoli, disse aver parlato al conte di Cariali et domino Sigismondo rezenle dii Consejo di Napoli, che il Secretano nostro non ha ragion, et che per vigor dii monitorio di papa Julio, poleno lenir dilli beni eie., el la longeza fin hora è causà dal dillo nostro Secretano, et è bon scriver a Napoli, si vedi di ragion etc. E lui Orator disse li capitoli falli a Roma con il Serenissimo quondam re Ferando, per il qual se li lassa li ducati 200 milia di le terre di Puja; al che il Canzelier disse bisogna veder poi in camera 18