LIBRO Q_V ARTO. i^ pruoua di alcun tumulto. Egli anco arditamente vi corfe fino Gw.vaoi° su le Porte 3 Ma,in vece di fèntire in fauore qualche mouimen- aluS to denaro, conuennedifenderli da vn’improuifa fortita di cen-toCaualli, che gli fi auuentarono contro. Refiftè nondimeno loro con tanta brauura, che obligolli finalmente à ritornarfene, i^/w eriufci togli però di far prigione vn foldato, potè ricauare dal fuo detto lumi d’importanza. Riferì collui, che, dopo ieguita l’occupatione di Vicenza , molto intimoritili li Capitani Imperiali in Verona, e chiamate genti in foccorfo, fe le foifero intro^ dotte trecento lande francefi, tolte da Brefcia, e guidate da vn Capitano di nome Obignì, della medefma natione; Chevian-daifero in oltre molte Compagnie Alemanne, e che quel prefi* dio confifteife allora di cinque mila cinquecento foldati in circa . Già sera il Conte di Pitigliano, con gli altri, in conformità f ¡¡¡¡¡¡fa de’ concerti inoltratto auanti, quando intefo lo ricauatofi dal prefidiatiil prigione, conuenne farne gran cafo. Cadutegli due fperanze, 1’-vna del tumulto, l’altra di poter trouare fproueduta la Città, dubitò, in vece di acquiilarla, di qualche aflàlto, e graue perdita . Ritirc^ l’efercito vn poco addietro, e po fe con gli altri in con- Verlocbe fultaciò,che fi potea rifoluere. Furono tutti d’vn fenfo con-forme, di fcriuere al Senato gli occorfi accidentali peggiorati pe- poco. uigoli, e la loro opinione difoipendere quell’Imprefa fino à miglior tempo ; Ma il Proueditore Gradenigo, e Dionigi dì NaI- v^^opì: do, dagli altri differentemente fentendo, dannarono ledilatio- nione ¡Calli , ed infilterono viuamente nel deliberato. Ne fcrilÌèro dunque 'HefcriUG' alGouerno, per riceuere da elfo gii ordini au toreuoli decifiui, e n„°at?,L Sem gli mandarono per Corriero efprelfo piena informatione d’ogni cofa . Qui fopra vn punto di tanta importanza lungamente difputatofi, fi conchiufe finalmente, che mentre colà da vicino,e fopra il fatto, pendeuano da gran dubbi; le opinioni di que’Capi-tani, cotanto periti nell’arme, tantomeno poteffe il Senato in quella fua lontananza fondatamente deliberarli. Fù il decreto, di rimettere ogni decifione alllnuecchiata efperienza del folo Pitigliano,ed in quella conformità gli fù fcritto. Hauea già egli fi> w-pra la prima rifolutione, già fatta, di tentar Verona, concertato tuttoai con Carlo Marino, Proueditore in Legnago, che tolte legenti tUgiano* da quella Fortezza, e fatta buona raccolta di Contadini, anch’ei fi conducelfe all’Imprefa perla via oltre all Adige, poiché elfo daqueftaltra parte, farebbe!!colà trouato con tutto F-efercito. Mentre riceuuta il Conte in lui folo tutta l’autorità di rifoluere, fe ne flaua molto perpleffo, e combattuto nefuoi Configli, s’incontrò, che in quella fua titubanza gli refcriuelfe il Marino da Legnago, di hauer già fatto rammaifamento com- mellògli