LIBRO OTTAVO. rano ai trionfi. Douerfifalciar', e rifanar le piaghe, onde non efca tutto lo fpirito alle glorie immortali di coloro. Rcfpirafse l'Italia ; fi reftituifse allefue primiere amenità, già chefatta fi z>n diferto, chi a-matta i Moflri à fuppedt tarla, e confeguifse njn giorno coli'afsi (lenza Dtiiina, che ficome era toccato adefsa per felice forte d'efsere l'albergo di Santi Pontefici, cosila Beatitudine Sua fi de^nafse con le ftef-fe chiauiy con cui all' anime di note apriva il Cielo, di [cacciare fiori del Mondo gl' Infedeli. Infinuatifi da’ Cardinali al Papa querti religiofl fpiriti, eicon zelo cominciò à rtudiare qualche proprio modo,per conciliare nè Prencipi le diffenfioni , e per vnirli ail’ertirpatione de’ comuni voracirtimi nemici. Main tanto, che Leonein ciò ir affaticai! a, e che non difcerneua così facile di togliere Martrmiliano dal pen- Ma comb.it fiero di finir difpogliared’ogni Stato i Venetiani ; li Venetianidi racquiflare il perduto ; e’I Rè di Francia di rim pofTeiTarfi di Milano, non in tutto ceflaua l’ardor dell’armi ; benche la fredda fta-gione douefte necefTariamente fofpenderle. Finì di perdere Luigi quelle due fole veftigie,che per anco poifedea in Italia. Strinfe tenacemente, e guadagnò à patti lo Sforza li due Cartelli di Cre-LoS/or^ mona, e di Milano, altro più non rimanendo alla Ma erta fua; che la Lanterna di Genoua ; e Profpero Colonna , chehauea già ai- cnLL.* funta ladirettione dell'armi rteileSforzefche, parto nel Dominio Venetiano, ed attaccò la Città di Crema . Ardeaui nelle vifcere colonna lapefte ;al di fuori la ruinauano i nemici; ad ogni modoR enZO ma. da Ceri, dentro ritornatoui,non folobrauamenteneforteneala difefa ; mapreie ardire di ertendere ancor lungi le pruoue delCfn-iuo gran coraggio. Intefo hauendo vn giorno, che à Calcinato Terra Bergamafca, e lontana per venti miglia da Crema, Ce-«*, fare Feramoica vi dimorale, co me in quartiere d’Inuerno , con cento Caualli Spagnuoli trà grortì, e leggieri, deliberò di portarmi! t peraffalirloimprouifo. Secofcelfetré Capitani, dalui rti-mati migliori, e con erti, e co’vn buon feguito di Fanteria,iòrtito fuori , riufcigli di trappartarenel buio della notte l'aquartiera-toui efercito,e di arriuare à Calcinato in tempo,che non era f puntata per anco TAurora. Quiui fatte tacitamente appoggiar le fca- che y« d le, falitele da molti, e dentro calatili, andarono ad aprir le porte, CMc,nal°-che ancor coloro dormiuano . Entrouui allora Renzo , con gli altri; occupò la Terra; fermouui tutti coloro prigioni, eiènza fpargere, nè d’erti, nè del proprio pur’vnagoccia di fangue, ritornò lietiffimo à Crema co’ cattiui, e col bottino, altro danno non prcn* hauendo incontrato nel ritorno, che di effere alla coda pizzicato vnpoco. Ma non fermò egli nè anco qui le pruoue rimarcabili del fuo valore, benche forte, per così dire, impoflibile, che, forte- S f z meri' è