i?6 DE FATTI VENETI taCaual!eria,efaputo , cheSigifmondodiCauallitratteneualì Tedefchi con poca gente, e quafi tutta ineiperta, nella Terra di San Boni-Ìwfmun0 facio, gli furono impetuofamente dintorno. do Cauaiiì. Egli fi difeie fino,che potè; ma fuggiti prima li colletitij Soldati; pofcia dietro à loro gli Albanefi, e caduto in mano de’nemici CoflanzoPio , fu coftrettoallVltimo Sfuggire anch’egli, efeco fuggì infieme Giouanni Forte , Capitano di gente d’arme , con Ci cilena pocaportionediCaualIeriareftataui . Poterono tutti quelli ri- o opta. couerar^ nena Terra di Cologna, no già prefidiaruifi à baflanza. Appena entratiuKcomparironui alle Portegli Alemanni,iquali> glwÌtù montate le muraglie,& inondatiui dentro, barbaramente tolfero nuore'Cl> ]e vite, e depredarono gli haueri; e il Caualli, il Forte, e Vittore Ma a fiero Maìipiero,Che era l’ordinario publico Rapprefentate della Terra,corfi à fàluarfì nella Rocca,couennero alla finerenderfì prigioni. Dopo reilituitifià Verona gli Tedefchi, bene proueduti, ed arrichiti di rapite fpoglie » pochi momenti vi fi trattennero dentro , mentre chi troua facile il cammino 3 difficilmente fi arrefla. Sortirono di nuouo fuori in quattromila Fantùed in cinquecento redefcH Caualli, e (cagliatili nel Vicentino,fulminaronui per tutto lagri-nei netti- moli incedij.Sarebbono flati anche pretti ad attaccare la Città;fe no ’ GiorPaoIo BagIione,che vi fi trouaua algouerno> no toglieua loro ogni fperanzrv Sentitone da lungi il tuono.con tanta gente del Vrrndono Contado prefidiolla , che nonhebbero più cuore coloro di ap-proffimaruifi; ma occupata in vece la Terra d’Arzignano , efo-disfl\tta pur’iui collerapine , e collarini l'ingorda crudeltà , fi no^lZna. reftitulrono di nuouo in Verona. Calarono in tanto le militiedi i ranetti in Francia i Monti nel numero già detto di ventimila; forti, e rifo-** ,a luteperloro flette; ma combattute molto dal la paura degli Suiz-zeri. Haueano tentato i Capitani di ammollirli col denaio, mentre era già prouenuto il loro primo conceputo fdegno contrail Rè da poco aumento di paghe , che loro haueaniegato, e ch’era flatocagione di fargli perdere Milano, il Ducato, e l’Italia. Ma Temone elfendòfèmpre tardo quel braccio , che fi lancia , per rattenere degustiiz gran pietra,già precipitata dairaltoall’ingiù,non erafortito loro zm’ l’intento di guadagnarli , e per ciò molto ne temeano. Li Popoli nondimenodi Milano, e dell1 altre Città delDucato,ha-uendofentito lefercito FrancefediquàdairAIpi;el Veneto, dopo confeguita Cremona,e l’altre Terre, moffofivittoriofo perfe-co accompagnarfi, furono da vn’eftrema confittone fouraprett. Giàflatibramofidifcuoterfidal dominio della Francia , erano corìi con le braccia aperte àriceuerui Io Sforza. Ma debole per fe fletto efperimentatolo, e Prencipe in nuda ombra, coilretto à fèguitare i penfieri, e gli interefli del Pontefice , e del Rè Cat- toli-