8 s AL SERENISSIMO PRENCIPE M ANTONIO GIVSTINIANO DOGE DI VENETIA, &c. QVIL A inuitta, che fi fà ipecchio del Sole agli occhi, fe fìefla in lui, ed egli in lei entro ad vn miño di due profonde ricambiate luci iplen-didamente fi vnifcono. Trollanti appunto in tal guifa accoppiate infierne di queiìa pia República, e di V. Serenità le augufte luminofe glorie 3 Congkintione,che fe bene non di contrarie, ma di fimili fortune, in vn folo propitio afpetto comporta, fi può nondimeno, e per la grandezza de Pianeti, e per le fegnalatenouità, e ftupendi cafi, chehà già incominciato à produrre maffima chiamar anch’ella. Deflinolla il Cielo in Voi > gran Prencipe,fino al tempo degli alti nobilitimi Natali. Suelonne il tenore con la voftra miracolo-ià aifuntione al Prencipato3ed oranell’oppreffione de Barbari) e nelle predenti Chrifliane profperità, sfoga le fue già confidiate di fpofi rioni. Rifiedette à vn tempo nellTmperiale Monarchia di Oriente l’ottimo Giufliniano Auguflo. Greco perfido > regnatoui poi, ardi con veleno fopra queft’Armata iniquamente fatto ípargere, diftrugger eíía, e la reale Pro fapia ; che viper-maneua infierne. Volutone Iddio contra quella bruttata Sede tremendo il gaftigo, lafciò incorrere, che formidabile, formon-talTe il ñero Trace 3 e che da lui con ecceflìua crudeltà occupata, egli ne foiTe quanto più ingiufto, più giufto vindice. Ma non già permife la Diuina prouidenza fua, che nè meno la ferità vorace di quefì’empio, non mai fatolla diftragi, e Tempre aui* a 2 da