LIBRO OTTAVO, 307 tà , che da tutte le parti fcorgeano. S’erano già perdute le prenarrate Città,e sera parimente refa allarmi di Spagna Cremona , iubito, che l’efercito Veneto vi fi difcoftò, per ricouerariì nel di ft retto Veronefe. Non più feruendo perciò il coraggio,che per tu spa. andare imprudentemente incontro à gran ruine, deliberò il Se-natodiriftrignerfidinuouoà preferuarI*efercito,eaiTicurar Pa-doua, e Treuigi, refugi eftremi foliti, già che anco i trauaglierano ritornati alle primiere eftreme calamità. Commifeall’Aiutano di ritirariiiènzafrapofitione di tempo, e ripartire in amen-due le dette Città, con lemifure del loro bifogno , l’efercito ; II che conformando/i per appunto al penderò , che il Capitano medefimo andaua irà fe fletto meditando , anco immediate efeguillo. Fece marchiare in Treuigiducentohuomini d’arme, trecento Caualli leggieri,e due mila Fanti,& egli fi conduiTe con ¡¿¡¡¡¡ty tutto il rimanente à Padoua. Hauea la Republica , fubito acca- r('rpjr^a dutoàFrancefi vicino àNouara l’infelice auuenimento , fcritto «j ,e Tre* premurofamente al Rè Luigi, animando la fua grandezza alla coitanza,&eshibendo di nuouo l’oro degli erari;, &ilfanguede Cittadini, à che anco hauea rifpofto la Maeftà Sua con pieni fen-timenti di affetto, di debito, e d’intrepidezza,così nel conièruarfi immutabilmente alleato , come àriefpedire torto in Italia nuoui poderofi eferciti. Ma non ottanti quefte fue generofe; difpofìtioni , compren-deafì nondimeno affai difficile , ch’einepotefTe preftarealcun’effetto, per quell’anno almeno, troppo effendo rimaftobattuto in Italia di forze , e troppo minacciato nel fuo Regno da foliti trauagli. Staua in tanto il Pontefice offeruando anfiofamente in Roma gli accidenti, che andauano alla giornata occorrendo. E vero, cheriufciano profperià fuoiconfederatiSpagnuoli, ma non interamentequietauafi, riflettendo à ciò, che, fe non coni’ armi, col Conciliabolo Pifano in Francia, non per anco fciolto, potea quel Rè moleftamente agitarlo . Intraprefe per tanto di a Vaps coltiuargli l’animo conamoreuoli offici;, e con qualche maneg-gìo, eshibitogli di pace . Anco la Republica non hauea mancato franca. maidiefortnruelo, e benche perla falutecomune d’Italia con-ueniuafollecitarlosforzatamente alla guerra; ad ogni modoha-uealo infìemefemprepregatoadamar laquiete, & à rifpettar la Chiefa. Allettato finalmente dagl’inuiti del Pontefice, conde- chtmnd* fcefe à mandar’in Corte di Roma Claudio Vefcouo di Marfi- ^¡iii glia , con autorità di trattare, e riferire. Arriuatoui, fu grande MarfiUa: la iòdisfattione, che gli diede il Papa. Fece prendere prima nel rrodilfH Conciitoro vn decreto, concuiaffolueua i Veicolii, ed i Prelati tioni d<ìte-della trancia dalle rigorofecenfuredel defontoGiulio,sepre,che fl?alTa' Qjl 2 rimof-