jf* DE FATTI VENETI ‘ptnian ua di venir’in Italia egli medeiìmo alla teda , fpinto à ciò fare audire*' dalla propria generofità, e da’Prencipi,e Nobiltà della Francia, ■■tr'in ita- per lo racquifto dello Stato di Milano , e per reftitutire alla na^ tioneil fuo già pregiudicato gran nome. Quelli tremendi fu fu rri incominciarono à impaurire il Papa in modo , qua fi di pentirli dellaconchiufa AlleazacóCefare,coIRè di Spagna,e gl’altri nominati Prencipi . Per maggiormente anco, intimorirlo , infor-v7pT ‘ fe ne’ Suizzerivna difficoltà, da non ifprezzarfi. Giuliano, fratello ilio, già detto , s era introdotto à iìgnoreggiare, come Feudatario delIaChiefa, Modona, Reggio, Parma, e Piacenza, e vantando i detti Suizzeri di proteggere Io Sforza, voleuano, che l’vltime due foife tolte à Giuliano, e date à lui, come dipendenti dal Ducato di Milano . Furono però pretti Cefi re, e’1 Rè Ferdinando àfopire queila difcrepanza. Gelofì, che lafciandola prendere maggior piede, poteifero le parti tenacemente impe-gnaruifi, fcelfero vn modo di conciliarli, e di fodisfarli tutti.Deliberarono, che GiulianocontinouaiTe nel poifeifodi Parma, e di Piacenza; e che per rifarci mento dello Sforza, gli fi aifegnaf-feroBrefcia, Bergomo,&anco Crema, fempreche riufciife all’ armi del/aLega di occuparla. Così rimoffafì qualunque torbidezza, fi rinfrancò il Papa dal timore delfarmi di Francia, e fece, che i Fiorentini fu bito fpediiferoIeloroinLombardia, raifegna-tealladirettionedi Giuliano medefìmo con titolo di Generale della Chiefa. Tra quefti accidenti, e riuolutioni affatticauafi Ce-sngufHe fare diammaifare lefue genti, ma la fcarfezza , che patiua di da-di ( e far e» naj0 ? gjj toglieua confi derabil mente le forze . Ricorrea perciò con ardenti initanze à Prenci pi dell* Alemagna , perche in tanti flrignenti bi fogni più non tardaffero à fomminiitrargli validi foccorfi. PatTato più auanti , fece ragunare vna Dieta, inter-uenendoui anco li due Rè, Vladislaod' Vngheri3,e Sigifmondo di Polonia;e Gurgenfe,procurò à tutta polla di commouerlicon-iìiiiiitra la Republica . Ma in vece di confeguirnecoftui l’intento, ri-eontra la trouòque’Prencipi tutti in fauore d'eifa infiammati. Laefaltaro-Kspubhca. no CQj nome jej forte propugnacolo contra gl’infedeli ; So-ftennero neceiTaria la fua conieruatione per la falute vniuerfale £i fir!T Chriiìianefimo; e tantofenedimoftraronogelofì, einteref-c'mJrano fati, che vi s’interpofero per in finimenti di pace, e fpedirono à fattore!" Venetiafuoi Ambafciatori, fe bene poi, troppo eflendofì auan-zate, ed impegnate l’armi, fuanìfenzaeffettoiltutto. Cosìoperauano il Pontefice, e l'imperatore ,amendue bramosi*?«* fi di guerra ; Ma il Rè Ferdinando, fe bene confederatoancor’ i.ilazutr- e^a» difcordaua però da loro neH'interno,vna fola Tramontana «.• non conducendo à ben’intendere le volontà, e gli animi de’ Prencipi