251 MDXX, SETTEMBRE. 252 Il re Catholico posto a man destra, onorandolo in casa sua. E quivi a Gravelines dimorono la seguente notte ; et a di 11 da poi pranzo, si partirono de lì, venendo a Cales. Era la Cesarea Maestà vestila di uno sajon di brochalo d’oro, quartato di brocliato d’argento; e il Re ariglese havia una zimara con un galeto quasi a la spagnola di soprarizo d’oro. E cussi al tardo zonseno ad Cales ambi li Re predilli, e insieme con la illustrissima madama Margarita ameda di la Cesarea Maestà in una letica coperta di veluto negro, et havea da 40 dame dietro el una carela et una altra leticha similmente negra ; e tulle le dame vestite di veluto negro simelmente et tulle giovane et belle, exeepto una che pareva con la bruleza aver alquanto di gratia. Introrono in Cales per la porla che va a Bologne, e mirale passoron sotto la porta dii palazo regio dove era descesa la Regina anglese, la qua! acolse lo Imperatore suo nepole et madama Margherita. El poco da poi, scambiatosi la prefata 160* Madama, da lei restato lo Imperatore, quella fo con-duta a lo palazo de la Stapula di Cales, eh’è cosa mollo bella, acompagnata dal reverendissimo Cardinal, et poco da poi etiam la seguì lo Imperatore, et lì alozorono la sera e cenorono lì. Et arrivò di la corte di Franza uno camerier dii Re ditto monsignor di Memoransi, et fo conduto dal Re anglese irisiem con lui in mascara da Io Imperatore, et fece la visi-lation a le dame et balorono un pezo di la notle. Il Giovedì, che fu a dì 12, mangiarono il Re e la Regina con lo Imperatore e madama Margarita nel luogo predilo; poi la sera era ordinato uno bancheto grande in uno amphiteatro novamente a questo effeclo fato per il Re anglese, il qual, havendo il coperto di tela overo canevaza, essendo batuto dal vento che fu grandissimo e molto potente, tulio ruinò, onde fu bisogno mutar luogo, et fecero ditto bancheto in casa dii Re ma confusamente, che non vi inlervene salvo pochi personagi, ne pur li oratori. Et perchè lo aparechio di questo theatro era assai bello, bisogna dirne come l’era. Incontro a la casa dii Re è il guasto di alcune case su le qual facevano una bela piaza, e quivi hanno fato questo edificio di legname lutto a sederi fato, et è di alleza, zoè le sponde quanto el diametro o poco meno, et il diametro è più di cinquanta passa. In mezo è uno grande albero di nave fortificato con lo apogio et legname de altri albori dinanzi, il quale monta tanto sopra le pareti de lo edifilio, quanto con bella et justa ragione si può fare, coperto a guisa di pavione a quel luogo. De la extrema parte di questo alboro o colona, sono intorno di esso do cerchii di ferro con aneli uno più basso di l’altro, da i quali sono tirate corde atorno le pareli, et sopra queste sono messe le tele che servono per coverchio. Sotto questo, da l’altro cerchio, similmente per la sumità de le pareti, sono tirate corde che sostengono un’al-Ira sorte di tele azure che serveno per cielo, con stele d’oro e con pianeti de spechii. Intorno le pareli dentro coreno tre ordeni de balatori o pogioli, che sono de longeza de piedi 8 in 9, alti; al pari-peto dinanzi quanto è uno homo a la Centura alto, uno da Pallro piedi 10, et hanno li solari pendenti, sichè li ultimi vedeno et soverchiano li primi, et 161 pono comodamente guardare et vedere zio che nel piano si fa. Questi come ho ditto, sono tre ordeni et grandi, l’uno sopra l’altro, falli in servitù et comodità de li spectalori, di musici et trombeli etc. Nel supremo ordine erano fenti nel margine esteriore monti el luogi terestri, come è boschi e selve et prati, tutto de tafetà, con cerchi et preminente, et in qualità juste e delelevoli. Da poi questi più a-dentro, quasi acosti al sommo de la parete, era finto una marea di tela margenlana et ondegiata de az-zuro, et sopra la marea aere et nuvoli et venti che gonfiavano, et sopra l’aria aparentie di fuochi, et cose dorale et rose; et queste imagini corevano intorno a le pareli come circulali globi, e in cadauno erano certe soe proprietale, come ne la terra molini da vento, torre, case, alberi et animali, ne l’aqua el nel mare nave perse et mostri marini, ne l’aria nuvoli et venti et oceli, et in questa parte erano molte proposition e ditti di Aristotile ne la Methaura sua come è di ragione de li venti, de nuvoli etc. Ne l'ultimo arculo del foro non vi era alcuna cossa, credo perchè de lì ancora si stima che il foco non generi, nè nutrisca animale alcuno. Lo appoggio de li coradori, onde si aveva a guardare, era coperto di panno bianco che pendeva do braza come una spaliera, tutto compassato a verdure de edera, et nel vuoilo dei campassi erano rosoni bianchi et rossi dorali; et questo ordine et ornamento era atorno per tutti tre li ordeni. Dal cielo pendeano candelieri grandi tanti quanti sono li an-guli dii theatro; tra uno candelier e l’altro pendeva come in aria una imagine de homo fatta de vimene et coperta et vestita di seda e di panno con torze in mano, et questi erano variali tutti di abiti et di sexo, perchè era uno homo et una dona. Più basso questi luminari erano fidi ne le anlene che faceano li angoli alcuni ferri vestiti che faceano un corno di dovitia con fogliami, li quali serviano per candelieri. E lì intorno a la colonna di mezzo, erano