459 MDXX, DICEMBRE. 460 et favore sia possibile. Li quali di subito burino dfllo forma per la execulione, cossi per fanfaria come per bomeni d’arme, di maniera che fra olio giorni si averano da pedoni qui 10 milia et cavalli 2000, de quali già è qui ¡utrato el conte di Bonavento con pedoni 2000 et cavalli 400 et ogi si aspela il marchese di Astorga con allratanti, et cussi il conte de Alva de Lista con 2000 pedoni et più. Qui, per parte del sopradilo Cardinal, s’è fallo alcuna sum-279* ina di furili, de modo che, cimi el medesimo che da la parte di Berghes (o lo illustrissimo domino Armirante gubernador in questi regni, presto ogni cossa tornerà al suo Iodio, maxime che lutti li magnali si monslrano in favor dii Ile. La Maestà di quale se contenta, a richiesta di detti gubernatori, consentire ad alcune cosse di che ditte comunità se lenivano per agravale, cioè che in prima sia perdonalo per lo passato a li inobedienti, secondo che non possa dar otìeio nè benefìcio in questi regni ad alcuno che non sìa naturale e nativo del regno, ter-zio che non si possa cavare alcuna qualità de oro ni de argento del regno, quarto che per Puvegnire la corte debia pagare tutti li hospitii, quinto et ullimo se debbia lassare li dritti, zioè de quelli più se sono venduti poi la morte del re Aerando, li quali erano più di ducali 80 milia ogni anno del solito. Et veleno ancora le ferme per capitoli, diverse altre cosse che non importano mollo, anzi sono in favore del He e più presto del sfavor de li grandi. Queste sono le cosse ne le quale in effeelo se conclude el rastrello del negotio. Vero è che non inanella da qualche altra parte, per quelli pare che se siano movuti per ben dii regno, procurare incendio da qualche parte, cossi in voler levare la regina del Iodio dove è stata lassala per la Cesarea Maiestà el condurla a Toledo, come in far predicar per lo regno da frali per sollevar li popoli. Tutta volta, ogni cossa è talmente proveduta, che tutto anderà bene. Signor. Costui, per interesse suo, desidera che l’Jmperator vinca, non obslante che sia homo di non scriver busìe. D’altra parte ancora si ha lelere di quel medemo tempo di Spagna, che afermano più favorevolmente le supredile cosse, et dicono dillo exercito esser giù unito da 15 milia persone, e aver per fermo che Burgos si li daria d’acordo el qualche altra- terra. Vero è, che per l’ultima dì 31 avisano 280 esservi mollo innovato in Concila el levato la terra in arme da parte a parte, una per la Cesarea Maestà et l’altra per la Raina et suo Conseglio, et che quelli dì la Baina pareano più favorevoli et haveano brucialo diverse case de la fazion contraria, et fra le altre una di qualche imporlanlia. Signore, ancora dicono ditte lelere di Genoa aver lelere da Brugies di 10 et 11 dii presente, che avisano la corte de lo Imperato!' esser in Colonia, et che si dovea partire per Bromacia, et che havevano prolongalo la dieta al giorno de la Epiphania, e che estimavano che el governo dovesse pacificharse, perchè cossi come erano discordi li tre governanti, zoè monsignore de Nan-son el monsignor di Chievers e il sopradito Bergies, pare de monsignor di Chievers babbi conlralo matrimonio de una sua nepole in lo tìglio o nepote di Berghes, talmente che bisognerà che monsignor di Nanson cieda. Ancora dicono in corte non parlasi di guera, e che lì era largezza di danari, che seguirebbe l’opposito se di guerra si parlasse. Agiungono che si dicea che forsi lo Imperator verebbe a rivedere il suo patrimonio. Altro non se intende. El signor Go-vernador e monsignor lo Arcivescovo stanno bene, et a quella si ricomandano el così Io bumilmente. Mediolani, die 22 Novembris 1520. Fu posto, per li Savii dii Consejo e Terra ferma, una letera a l’Orator nostro in Hongaria in risposta di soe, laudando prima quanto rispose al Conte Palatino et a la Maestà del Re zercha non achade mandar amhasator in questa terra, prima per consultar far guerra conira il Turco per aver Soa Maestà sapientissimo Consejo, l’altra per aver li ducati 5000 a conto dii credilo dice aver Soa Maestà con la Signoria nostra ; el li dicemo debbi elicmi diebiarir come con il quondam serenissimo Re suo padre per l’orator di Soa Maestà domino Philipo More, come el scrive voler mandar non vegni, non perchè sempre non vedemo li ripresentanti di quella Maestà gratamente, ma perchè la soa venuta non achade. Poi con destro modo far intender a chi li par, etiam a lui orator proprio electo, che per li ordeni de li Con-seglii nostri non semo per far spesa ad alcuno. Ora tutta via vedi di non far alterar la Maestà di quel Re ni altri di quelli Signori per tal risposta nostra ; ma operi quanto li disemo, in caso ditto domino Phi-lippo non fusse za partito. Et Io vulsi andar in renga a contradir lai letera ; ma vidi sier Zuan Francesco Mocenigo savio ai ordeni venir a parlar, e per esser materia li delli la (1) La carta 280 * è bianca. Capitolo scrive quel di Milan al signor Gover-nador nostro in Verona. 2811>