MDXX, SF.TTF.MRRK. 210 reverendissimo Cardinal arcivescovo Magontino Ele-ctor, al qual li fo promesso, per li comessari di esso re Calholico; et a la fine non potendo concluder in Soa Maestà; trati di farle con il fratello illustrissimo Ferando; et operi che venendo la Cesarea Maestà a Ispurch vengi a Viena per esser in coloquio con questa Maestà et suo barba re di Poiana. Scrive, che essendo ozi a pranzo con il reverendissimo Cardinal Strigoniense, li disse zà do zorni aver inteso per certo la nova di la morte dii reverendo arziepiscopo Colocense, nominato domino Gregorio di Frangipani, prelatura secunda in questo regno, il qual lassa grandissima quantità di danari et arzenti; etiam sarà gran controversia per ditti danari, et si tien sarà fato in suo loco per la regia 136* Maestà lo episcopo di Vacia gran canzelier, è amato sopra tutti da questa Maestà. Scrive, diman si aspeta che zonzi de li a Possonia lo illustrissimo Palatino. Zercha la creazion di ban di la Croalia e di lo episcopo Vesprimiense, che vacano, nulla è seguito. Scrive aver visitato l’orator sopradito di la Cesarea Maestà venuto novamente, e fato bon ofieio; et scrive coloquii nuli insieme, dicendo il suo Re voi conservar la pace, licet sia slimulato da molti malevoli, e questo fa per poter, uniti al bisogno li principi christiani, atender a le cosse de infedeli. Item, ha visita etiam l’orator novo dii re di Poiana, et ha fato bon ofieio con quelli pralati et signori se trovano de li, di quel regno di Hongaria et Boemia. Item, scrive et prega sia electo il suo successor. 137 Stimarlo di letere di sier Lorenzo Orio el dotor, orator nostro in Hongaria, date in Fosso-nia, a dì 17 Septembrio 1520, recevute a dì 27 dito. Come era giolito li in Posonia lo illustrissimo Palatino, che si »spedava per consultar a molle cose di questo regno. Lo à visitato e si ricomanda. È stato con il Re e con li oratori Cesarei et Poloni, et tutti questi reverendissimi et illustrissimi signori del Con-seglio in grandissimi consulti zercha la venula di signori boemi, quali voleno venir per la Majestà regia, acciò el vadi in Praga a risecar le loro ¡mortai controversie; ma da uno mexe in qua è cressula la pestilentia de Praga e tutto el regno di Boemia, che non è loco non li mora 100 el 200 al giorno, e boemi non se ne guarda nè fano provision alcuna, e si visitano e vano amorbati a le chiesie, li morii se sepeliseno a li lochi consueti, acompagnati ; ma il Re e questi signori è risolti didi boemi non siano ad-messi e il Re per bora non vadi in Bohemia, e li l Diarii di M. Sanuto. — Tom. XXIX. hanno rescrilo non debano venir in tanto pericolo per Sua Maestà, ma al tempo la potrà, non mancherà di andarli a beneficio di quel regno et regnicoli. Et poi hanno expedito certe dificultà di due castelli didi Castel vechio e Piberslorf, quali vertivano Ira li conli Francesco el Bolchan nepoli del qu. Pietro olim vai-voda di Transilvania, et Sua Maestà: et il judicio è stato in favor di Sua Maestà, el cussi ha recuperato assà, perchè questi Conti è pernitiosi e di mala sorte e contrari al Re. Et non andando in Bohemia per la peste et judicando la venuta dii serenissimo Carlo a Viena esser tarda e forsi a Pasqua, è di opinion di ritornar a Buda per questo inverno. Qui è pessimo aere e gran carestia di viver, e per danari non si trova, per non esser admesso alcun di Moravia ni Bohemia che è qui vicini. Il Re e quelli signori li ha dimandato se ha nove dii Turcho. El quarto giorno, reduti, li fo comunicato esser venuti do nunci di l’uno e l’altro vayvoda Transalpino et Moldavo, quali confinano col Signor turco. Riportano che è risolta Tarmala, ma havea ingrossato grandemente lo exercilo suo terrestre e mosso verso uno loco diclo Mola-cio verso la parte di le Valachie, e dimandavano il Re volesse far le debile provision ; e che ’1 Re havia ordinato a lo illustrissimo vaivoda Transilvano, et finitimo a le Valachie, facesse la massa di le gente e stagi in ordine per li occorenli bisogni. Lui Orator disse nulla sapeva di questo. El con voce alta poi li fo dito la Signoria non teme dii Turco; 11011 comunica più e doveria in ogni fortuna partecipar con il Re e amici. Questi ultramontani è molto umbrosi e suspetosi, e hungari sopra tutte altre nation ; è di-ficile il negociar con loro. Li rispose sempre, la Si- 137* gnoria havia comunicato quello l’havia; con altre assa’ parole ut in Ìitteris: sichè dimostrano restar aquetali. E il reverendo Vaciense, qual dimostra esser afiìcionato a la Signoria nostra, parlò assai, è bon la Signoria avisi. È opinion di molti, il Re, per esser exauslo di danari, li episcopali et archiepiscopali vachano, nulla 1’ ha preveduto, e tien suspeso fier scuoderle intratee di quelle servirsi solo color di subsidio a li castelli de li confini per le cosse turche-sche ; a li qual casteli, lo arciepiscopo di Colocza de-funlo ha per leslamenlo lassalo il residuo suo: si li ha trovalo ducati 200 milia in contadi et arzenti per ducati IO milia, de li quali lassa al Re ducali 40 milia, a la chiesia 20 milia, a li preli soi 10 milia e a li servitori 10 milia, e il resto a dicti castelli ; che seranoal proposito; per il che ha lassalo perfelissimo nome per tal ordination. Di Ban e altro, etiam non sono resol li. 14