763 MDXXVII, GENNAIO. 764 A tergo. Illustrissimo Domino D. Franci-cisco Guieardino Sanctissimi Domini Nostri Locumtencnti generali in Parma. Illustrissimo Signore mio honorandissimo. Per altre mie vostra signoria haverà intexo quanto se intendeva de li inimizi di qua in drieto. Iiora non se ha altro, salvo che se dixe che voleno butare il ponte sopra Lambro, et questo se exlima lo volgiano fare per servirse de le vitualgie che sono di qua. L’altro heri ebbi una spia che mi accertò esser sessanta cavalli ligieri di quelli de li inimici logiati a una villa apresso Milano, et io li mandai trenta ar-chibusieri de li mei, li quali li andorno et li asal-torno de manera che ne hanno condutli pregioni trentasei, el resto rolli et morii. Questo è tulio per fare asapere a vostra signoria quanto achade a dir, et a la bonagralia di v. s. di continuo mi accomando. Vostra signoria per sua Immanità farà mandare queste aligate dove vanno. Ex Lodi, adì 24 Jannarii 1527. Da poi scritta la littera, mi èsoprazonto come li mei che heri sera andorno fuora, che fumo 40 ar-chibusieri per inlrare in uno castello che si domanda Carpiano, dove li era dentro 30 fanti de li inimizi curri uno capo di bandiera, et 1’ hanno questa notte scalalo et prexo per forza et menato il banderai pregione, et morii parechi di loro, et mi hanno portato le chiave del castello. Tutto è per dare avixo a vostra signoria aziochè quella sopia che qua non si mancherà di fare lutto quello che sarà a benefìcio de l’imprexa, et a sua bona grafia mi ricomando. Del resto di le nove mi remetto a Busselto. De Vostra llluslriss. Signoria Servitore Joan Paulo Sforza. A tergo. Allo illustrissimo signore mio honorandissimo, el signor conte Guido Rangone guber-natore de la Santa Maire Ecclexia. in Piaxenza. Illustrissimo signor Conte, patrone mio sempre honorandissimo. Heri da sera de Zobia zonse il latore prexenle da Milano, et dize come Antonio da Leva se partì da Milano Martedì prossimo passalo in una letichia ; non sa dove sia andato; se presume che debia andare per gubernalore in Milano. Li 2000 lanziche-nech sono tornati in Milano et guardano porta Romana, porta Toxa, porta Renza, porta Nuova, porta Comasina ; et strepano porta Tosa, porla Bealrixe el porta Ludovica. Et le gente del conte Ludovico da Belzoioxo, come saranno dentro di Milano, guarderanno porla Tezinexe et porta Vercelina. Et dize come sono stali alle mane li capitanei laliani col ca-pitanio Santa Croce et capilanio Morales et capila-nio Vera. Et dice che l’è già giorni 8 passali che si deveno partire da Milano, et non se voleno partire, et che voleno venire a li soi logiamenti ; el li spagnoli hanno tolto termino per lutto hozi, eh’ è Zobia, de partifse de Milano. Che lui ha visto ineter le bagagie a l'ordine, ma che non se pono partire per amor de le sue inamorale; ma pure l’è forza che se partano, perchè li milanexi hanno fornito de pagare li scudi 7000. Et dixe che dilli spagnoli andarano li dove li altri, che sono ancora la dove erano, a Santa Crestina, a Cortelona, al piè del ponte Morono a Belzoioxo di qua dì Po, et non si può intendere precixe dove volgiono andare. Poi dixe che s’è fatta una crida in Milano, che nessuno non alogia niuno, sia chi si volgia, in le caxe sue, se prima non se consegnano al Capilanio de iuslitia, a la |>ena de la forca. Poi dize come l’ha visto inissier Hironimo Morone andare per Milano senza alcuna guardia, et che l’era suxo una mula, cum tre servitori a piedi, el tre a cavallo. Poi dize perchè el vescovo da Novara è a Milano. Dicono che’1 Papa l’ha mandalo per imba-satore lì. Di inissier Hironimo Morone m’è acer-tado che fa tutto quello vole monsignor di Barbone; me dubito che non faza trafego contra el duca da Milano, perchè viene et vano da Milano qui de li soi cagnoli, et mi li conosso ma non 1’ oso dire niente per fine tanto che non sapia se 1’ è amigo del Duca overo di la liga. Quello me lo faza asapere, starò piui avixo. Heri fu Mercoledì, quelli de la compagnia de Antonio Gonzaga, a uno loco che se chiama Gu-bido apresso Binasco 3 milgia menomo fora de le stalle de ditta villa cavalli 47, quali erano di cape-leti. L’ora de notte li capeleti erano in uno cerio re-dulto che non osono mai venire di fora, di sorle che ditti fanti li hanno menati qui ; li quali cavalli non g’è nessuno de tropo predo, cosli da 18 in 20 scudi qualche 8, o 10; li altri poi manco prdio. Hozi, quelli de Antonio Favagrossa hanno portato le chiave de uno castello che se chiama Carpiano che è de là 3 miglia de Maregnano, et 1’ hanno pilgiato per forza, de notte, et era in ditto castello da 70