413 MDXXVf, DICEMBRE. 414 et cussi a meza notte si levaremo con galie 28 bone j et 4 ne iassamo in questo porto, per esser mal in bordine di homeni da remo, zoè 3 del re di Pranza et una candiota nostra, soracomito Galeazo Pagan, la qual ha 40 homeni amaladi di mal di mazuco. L’ho tesata aziò variscano et per non infetar 1’ ar-mada. È ricomandata al governador del loco per esser malatia contagiosa. Ha inteso le lettere di cambio per Fiorenza di ducati 5000 per l’armala, li piace molto etc. * Lettera del ditto, data a Civitavechia a dì 4 Dezembrio 1526. Come, da Ligorno, di ultimo del passato scrissi come se dovevano levar quella notte per Seguitar l’armata cesarea ; dal qual loco hessendo partili per le nove havevamo, deliberassemo de Iransferirse a la volta de Piombino, et lì arrivassemo a hore zerca 22. Nel qual loco, per uno nonzio nostro partito de Corsica el giorno avanti, fussemo avertiti che in Corsica se atrovano do nave mal condizionate, ne le quale apresso el fondi hanno molti colpi di canon, et dentro si alrovavano da fanti 600, li quali hanno richiesto al magnifico commissario di la Bastila uno salvoconduto di non esser ofesi, et l’hanno obtenuto, havendo però prima deposto le arme. Et questo è quanto mi è sta referito. El magnifico Doria in quello instante, per intel-ligentia l’hebbe di una barca che venia a Piombino con alcuni spagnoli imbasatori de li ditti fanti 600 di Corsica per obtenir salvoconduto, inviò do galee a quella volta et fezela retenir, et li ha trovale lettere ridrizate a Piombino, in materia del ditto salvoconduto. Nui, inteso de li che nave 17 si atrovano in porto Santo Stefano et che cercava di expugnar porto Hercules, immediate si levassemo et nel far del giorno arrivassemo in ditto porto, dove non trovando dilte nave, se transferissemo subito a porto Hercules et non atrovandosi de lì lo armiragio, se deliberò di trasferirsi de qui a Civitavechia. Questa nolle preterita, a hore 7, gioliti in questo porto, ne fu ditto che Venere prossimo passato fumo visto nave 17 che leniva la volta di Caieta con bon vento in suo favor, per il che considerando el signor Àrmiraio prefato eh’ è bora siano sbarcali et che è de soverchio seguitarli, et però volea che’l magnifico Doria et io se conferissimo hoggi a la presentia del Pontefice per tratar con Sua Santità zerca il disponer di questa armata et per ac-cresser l’animo a Sua Beatitudine, dando però del tulto aviso a la Illustrissima Signorìa. Tamen, per liaver haulo nova che tre dì quelle nave si atrovano per questa riviera nelle acque di Ponza, del che però non si ha certeza alcuna, unde sua illustrissima signoria ha revocato tal deliberazion, volendo levarsi questa notte et andar a la volta di Ponza per trovar ditte nave ; cosa veramente pericolosissima, havendo da scorer miglia 140 et più di spiaza, dove non si pò sperar altro porto se non Ponza, scoglio deserto, senza viluarìe, nè capaze a tutte le galle, et perchè quelle di loro sono miglior di le 337 nostre sì a vela come a remi, senza dubio si me-lerano prima in porto, ita che ne convenirà star al discoperto, nè sono altri porli, se non baie et mar morto, lochi nel reame di Napoli, dove poteremo esser ofesi da li nemici con le artellarie, atrovan-dosi etiam nel mezo dell’ inverno che non si pò aspettar se non fortuna ; et però per iuditio de li marinari nostri, videlicet l’armiraio nostro et li pedotì di ponente, tal navigazion si farà con gran pericolo. Quello occorrerà, avixarò. Da poi scrìtta, aviso siamo restati de qui per il tempo che mon-strava esser a la fortuna. Lettera del ditto, dì 5 Dezembrio, in porto di Civitavechia. Questa matina è zonto de qui uno nunzio del Sommo Pontefice. È venuto a rizercar el signor Pietro Navaro ca pilanio zeneral, che a sua contem-plazion el voghi luor cargo, che havendo Fiorenza grandissima paura per la venuta di lanzinech, et non se atrovando campo per la sua zente et custodia di quella città, voy andar lì a Fiorenza, et cussi soa signorìa vegli andar et quella zercar di conservar et difender; che saria cosa di gran benefizio di la liga. El qual conte Piero al principio Si dimostrò alquanto duro, dicendo che non havea mandato nè ordine alcuno di questo dal Chrislianis-simo re a rnoverse di l’armala per andar al governo di altra terra, et stava molto sopra di sè, dicendo che’l non voria far cosa che non fusse grata a Sua Maestà ; con molte altre sue raxon. Et perchè nui tre, zoè el Capitanio, magnifico Doria ed io insieme con quel nonzio seredusemo in questo castello per aldir tal exposition, soa signoria volse che ’1 magnifico Doria et io dovessemo dir la nostra opinion et che lo conseiasemo. Et cusi lutti doi nui con assai raxon conseiasemo che sua signoria dovesse andar a Fiorenza per darli animo et sustentarla et inanimarla, però che saria di gran*