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UDXXV1, DICEMBRE.
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  che ’1 potrà. Insìa le nostre zente passi Po, et che
*	si tegni ad ordine le galie già richieste. Item, come l’armata cesarea zonla a San Stefano su quel di Siena, smontati li fanti et zenle in terra, tolto rifre-scamenti, par siano poi lulte le zente montale su l’armata senza far danno alcuno, et va verso Gaela, dove smonterano per unirse con le zente di Colo-nesi. El il Viceré ha expedito il capilanio Pignalosa spagnol al Papa con lettere credential, per voler tratar acordo el paxe universa!. Et hauto audientia dal Papa, Sua Beatitudine li ha risposto esser sempre desideroso di pace, et che havendo mandato sufficiente, si parlerà. Item, l’orator predillo, zoè questo capilanio Pignalosa, era partilo per andar dal Viceré con tal risposta. Scrive esso Orator nostro, che P acordo si tratta a questo modo, che ’I Ponli-fice debbi dar uno iudice a veder se ’1 duca di Mi-lan ha fallito conira la Cesarea Maestà, perchè non havendo fallito voi resti duca di Milan, si P haverà fallito voi dar quel ducato al duca di Barbon. Item, con il re Chrislianissimo è contento darli li fioli, dandoli do milioni di ducati parte contadi et parte in tempi, ma non li voi lassar se prima non harà li do milioni predilti. Item, è contento darli madama Leonora soa sorella per moglie al re Christia-nissimo et li lassarà per dota '200 milia scudi di queslo numero et la Bergogna, qual sia di fioli di essa Madama facendone, et non de altri. Item, al re di Anglia se li dà quello el dia haver da la Cesarea Maestà, ma di la Signoria nostra nulla si dice. Et scrive esso Orator, il Papa haverli dillo saria bon far trieve perchè in questo mexo si tratlaria la paxe, et voi il parer di la Signoria nostra, promettendo non esser per far alcuna cosa senza saputa del re Chrislianissimo et di la Signoria nostra. Scrive colloqui hauti col Pontefice zerca li lanzinech che hanno passa Po, et come ditlo Pignalosa et frale erano partili di Roma per andar a Caieta dal Viceré per tralar le trieve. Et il Papa disse, questo haverli ditto l’Imperalor voi esser suo bon fiol et voi la Signoria habbi il suo Stado, dicendo li oratori fiorentini ha-versi dolesto col Papa non poleno più spender et fin qui hanno speso ducati 300 milia, unde il Papa dubita non vorano le trieve, et teme perchè si feva zenle a Napoli, et aspetla risposta zerca questa pace si tratta di la Signoria nostra.
Copia di una lettera di sier Alvixe d’Armer 220 proveditor da mar, data in Portovenere a dì 25 Novembrio, tenuta fin 27, 1526, dri-zata a sier Alvise suo fiol, ricevuta a dì 6 Decembrio.
   In questa bora, che è ultima di giorno, è gionto qui lo illustre signor Armiraglio con il magnifico Doria. El qual illustre Armiraglio mi ha referito il combaler feze con l’armata inimica ; et a di 24 scrissi quanto mi occoreva, hor soa signoria dize che alli 22 del presente ebbe vista di 1’ armata imperiale sopra Portofino el acostatosi a quella a bora zerca 21 cum le galìe erano seco, videlicet sei del Chrislianissimo, cinque del Pontefice et cinque nostre, prima tutte unite li tirorno alcune candiate et affondorno una nave, sopra la qual erano 300 fanti, da poi sua signoria si mosse in compagnia cum domino Paulo Jusliniano sopracomilo nostro conira la nave de lo illustrissimo signor Viceré nominata la Protonda et li lirorno tante canonate che si iudi-ca sia perduta. Il conflillo durò fino a due hore di notte: da poi ditte nave qual mollo hanno palilo si separorno. Non si sa qual via habiano tenuto; ma quasi ciascuno tiene per certo che la sia andata in Corsica, sì perchè li venti la spenzevano a quella volta, come etiam per mancarli il vino et altre cose necessario, sia etiam per alcuni navilii che sono scorsi per ostro et sirocho ; per il che sua illustrissima signoria fece ritorno jd uno loco nuueupato la Chiappa apresso Portofino, cum dificul là però per la grande fortuna uxava, et de lì poi se transferite in queslo porto, ove ha deliberato per non interponer dilazion alcuna, che damati a a essendo lempo si dobiamojevar et andar a la volta di Corsica,, dove se iudica esser scorsa ditta armala, per veder al tutto di minarla, et non si alrovando in Corsica se intenderà dove la se habbia transferito el a quella volta si anderà per far lo effecto sopraditlo. Ha inteso soa signoria da uno captivo la tiene che era capo de li 300 fanti sopra la nave sumersa, che si partirono da Cartagenia nave 32, ma che sopra Maiorica per fortuna ne tornorono adrieto 7, sopra le qual si atrova il fratello del marchexe di Mantoa.
In tutto erano fanti da 11 milia, ne sono restati da ^o* 7000 sopra nave 25. Di P armala di Marseia francese dize esser a P ¡.vola di Eres, et lì si fornise di vino et altre cose necessarie, tamen non si pò sperar che la sia per esser in questa fazione, importando summa presteza. Altro non mi accade se non